Donatori, ma non solo di sangue e plasma. Avis e gli aiuti umanitari

2022-04-27T15:28:18+02:00 26 Aprile 2022|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

I donatori di sangue hanno una grande dote: nonostante compiano già un gesto solidale importantissimo, la loro attenzione per il prossimo è trasversale, va oltre la mansione per la quale sono chiamati in causa e trasborda in tutti le possibili declinazioni del concetto di solidarietà. Ecco perché Avis, nei giorni scorsi, ha continuato a lavorare su più fronti, con l’iniziativa #donatoriperlapace relativa alla guerra in Ucraina e con l’ospitalità organizzata per i bambini emofilici afghani, che nel loro paese rischiavano grosse difficoltà per l’assenza di farmaci plasmaderivati. Ecco le parole di Gianpietro Briola, presidente di Avis Nazionale, sull’attività umanitaria di Avis in un momento così controverso del presente.

Presidente Briola, con #donatoriperlapace e con l’ospitalità ai bambini emofilici afghani, Avis mostra di andare sempre oltre la semplice raccolta sangue. Dove si può arrivare grazie alla cultura del dono?

Grazie allo straordinario supporto dei nostri donatori abbiamo dimostrato, e lo stiamo facendo tuttora, che la solidarietà non si manifesta solo con la donazione periodica e non remunerata di sangue e plasma, ma anche attraverso iniziative umanitarie. Lo spirito di cittadinanza attiva che contraddistingue tutti noi ci obbliga moralmente a fare la nostra parte in ogni momento, soprattutto se chi ha bisogno di aiuto sono persone in fuga da guerre o regimi che ne mettono a repentaglio la libertà, la vita e la possibilità di curarsi. Non dimentichiamo, infatti, che attraverso la raccolta fondi “Donatori per la pace” siamo riusciti a inviare in Ucraina oltre duemila confezioni di farmaci salvavita e dispositivi medici necessari per assistere adulti e bambini affetti da ipertensione polmonare. Il senso più profondo del dono è questo, fare qualcosa di concreto per aiutare il prossimo.

Come siete riusciti a organizzare questo corridoio umanitario?

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L’iniziativa in favore dell’Ucraina colpita dalla guerra

L’arrivo in Italia rappresenta la tappa conclusiva di un lungo percorso che, nove anni fa, il nostro Paese aveva stretto con l’Afghanistan, soprattutto per mezzo della sinergia tra Centro Nazionale Sangue, AVIS (Emilia Romagna e Marche erano state tra le sedi regionali che avevano contribuito all’invio dei fattori VIII e IX in eccedenza), Fondazione Paracelso Onlus e Kedrion Biopharma per il supporto logistico e i trasporti.
Il nostro Paese ha, inoltre, fornito supporto operativo e formativo al personale sanitario dei centri per il trattamento dei pazienti affetti da malattie emorragiche congenite che avevano sede nella capitale del Paese. Tra le tappe principali di questo percorso ricordiamo anche l’istituzione di due centri dedicati ai pazienti emofilici. Il peggiorare del contesto geopolitico dell’agosto scorso ha reso necessario istituire un corridoio umanitario per mettere in salvo alcune famiglie bisognose di aiuto e accoglienza. In questo percorso è stato essenziale, per non dire insostituibile, il coinvolgimento del Ministero degli Esteri italiano nei rapporti con l’Afghanistan.

Le istituzioni hanno fatto la loro parte?

Fin dall’inizio, infatti, la Farnesina si è impegnata per garantire l’incolumità dei due nuclei familiari e il rilascio della documentazione necessaria al loro arrivo nel nostro Paese.
Un ruolo centrale va riconosciuto all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, che garantirà l’accoglienza e l’assistenza necessaria alla famiglia e si prenderà cura dei due pazienti emofilici in collaborazione con l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi. Un ringraziamento particolare va poi alla Robert F. Kennedy Human Rights – Italia, alla Croce Rossa Italiana – comitato di Firenze, alla Fondazione Campus di Lucca e, soprattutto, ad Avis Regionale Toscana, che ha fornito pacchi alimentari, indumenti e supporto logistico.

Scenari umanitari come quello della guerra russo-ucraina, o quello afghano, cosa ci insegnano riguardo al diritto alla salute?

Che è un diritto inalienabile per ciascun essere umano. Se già la guerra è fonte di distruzione, dolore e morte, i suoi effetti sono ancor più devastanti su quei soggetti fragili che hanno necessità di curarsi per continuare a vivere. Un crimine doppio di fronte al quale chiunque non può e non deve voltarsi dall’altra parte. Noi facciamo il possibile perché chi scappa da un conflitto trovi terapie e assistenza nel nostro Paese, e i rapporti che da tempo teniamo con l’Afghanistan vanno proprio in questa direzione. Serve però una consapevolezza generale su tutte quelle che sono le conseguenze di una guerra: oltre alle bombe, alle città rase al suolo, ai cadaveri nelle strade, ci sono tante persone che, in silenzio, vivono con ancor più apprensione il loro dramma: i pazienti, adulti o pediatrici che siano.

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Gianpietro Briola

Non crede che il tema dell’autosufficienza come risorsa strategica nazionale meriti una campagna mainstream sui media più adatti a raggiungere il grande pubblico? Non aiuterebbe a migliorare la raccolta di quella quota utile che manca?

Il raggiungimento dell’autosufficienza è un obiettivo strategico nazionale, ma deve essere seguito da azioni concrete volte ad accrescere da un lato il numero dei donatori e dall’altro il personale sanitario impegnato nei centri trasfusionali. Il pubblico deve capire cosa è possibile fare grazie al sangue e al plasma donati gratuitamente, quali terapie si possono assicurare ai pazienti cronici o a quelli che devono sottoporsi a delicati interventi chirurgici, come affrontano le proprie giornate le persone che, grazie ai donatori stessi, possono curarsi e vivere. Ma soprattutto, è necessario spiegare che solo preservando il valore etico e gratuito della donazione è possibile assicurare la stabilità del nostro sistema trasfusionale e la sicurezza non solo del sangue e del plasma raccolti, ma anche dei pazienti che li riceveranno e dei donatori stessi. AVIS Nazionale, attraverso la rubrica GOCCIAdopoGOCCIA, sta facendo proprio questo: sta dando voce ai pazienti che vedono nei donatori una speranza concreta di vita.

Molte associazioni di pazienti sono preoccupate per la mancanza di immunoglobuline. Che situazione prevedete per i prossimi mesi?

Il calo della donazione non è stato sensibile al punto da far preoccupare per i prossimi mesi. Abbiamo avuto un calo in questi primi mesi ma in prospettiva dovremmo aver compensato e le prossime immunoglobuline che arrivano sono quelle prodotte con il plasma raccolto negli scorsi 6 mesi. Potrebbe esserci invece un problema maggiore con le immunoglobuline che arrivano dal mercato, perché la raccolta negli Usa è stata di molto inferiore alle attese e se non si riesce a trattare il prezzo potrebbe esserci un calo di acquisto e quindi un calo di disponibilità. Credo però che almeno per il prossimo anno non ci saranno problemi di disponibilità di farmaco.

Come evolve la questione del DDL Concorrenza? Saranno accettati gli emendamenti da voi proposti?

I nostri emendamenti sono stati interamente accolti dalla commissione e adesso sono in discussione, e quello che speriamo è che siano accolti anche dal senato e poi dalla camera per essere tramutati in norma. Per ora siamo soddisfatti che i nostri parlamentari siano consapevoli della portata del problema, condividano le nostre preoccupazioni e siano sensibili al tema del mantenimento della donazione non remunerata e non rimborsabile.