Al 2022 ormai mancano pochi giorni, e il sistema sangue vive sicuramente una fase molto importante. Il Covid-19, negli ultimi due anni, ha amplificato alcune criticità già in fieri, come la situazione del personale sanitario e la carenza dei medici trasfusionisti impegnati nei centri, ma per il futuro c’è un nuovo spettro, che riguarda la possibilità, non del tutto negata, di utilizzare in Italia farmaci che non provengono da paesi in cui vige il dono etico, gratuito, anonimo e organizzato.
Entriamo in dettaglio.
Gli stakeholder di sistema, negli ultimi mesi, hanno interagito molto con la politica – c’è stata addirittura una conferenza in senato per parlare di autosufficienza – e la politica ha risposto offrendo risorse nuove al sistema attraverso il recentissimo DDL concorrenza: 6 milioni di euro destinati “al miglioramento organizzativo delle strutture trasfusionali” e di 1 milione al fine di organizzare delle campagne per la sensibilizzazione del pubblico.
Un’ottima cosa, ma poiché il momento è di quelli decisivi, Il Presidente Nazionale di Avis, Gianpietro Briola, ha deciso di illustrare, attraverso una nota ufficiale, “criticità e priorità di intervento per la tutela etica della donazione e del settore trasfusionale”.
Leggi la recente intervista di Briola a DH24
Si tratta di un testo importante, perché difende con forza e determinazione la donazione gratuita, che, evidentemente, sebbene sia un fiore all’occhiello del nostro sistema, non è efficacemente difesa dal testo del DDL.
Ecco, di seguito, le parole di Briola, che esprimono forti perplessità sui rischi che potrebbero generarsi nei mesi a venire.
“Tra le sfide che ci attendono, la prima è la difesa del valore etico del dono e della natura esclusivamente pubblica e associata della raccolta. Un modello per il quale il nostro Paese ha “fatto scuola” anche nei mesi più critici del 2020, riuscendo a contenere la flessione delle donazioni in modo molto più efficace rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti, che consentono forme di incentivi economici e che hanno registrato un vero e proprio crollo. In merito a questo punto, guardiamo con preoccupazione a quanto previsto dal disegno di legge sulla concorrenza approvato nelle scorse settimane dal Consiglio dei Ministri».
Se da un lato introduce alcune positive novità come lo stanziamento annuo di sette milioni di euro per il miglioramento organizzativo e l’implementazione di campagne di sensibilizzazione, la proposta di legge stabilisce che le aziende produttrici di farmaci plasmaderivati possano avvalersi di “stabilimenti di lavorazione, frazionamento e produzione ubicati in Stati membri dell’Unione europea o in Stati terzi che raccolgono plasma esclusivamente da donatori non remunerati”.
Ciò non esclude la distribuzione sul mercato italiano dei farmaci prodotti da plasma donato con la logica del rimborso. Tutelare il dono del sangue e degli emocomponenti significa vietarne non solo la retribuzione, ma anche il rimborso attraverso forme promozionali come buoni spesa, coupon carburante, sconti o altro ancora che puntano a mercificare un gesto nobile dal profondo valore etico, umano e sociale.
Non possiamo tollerare un modello organizzativo apparentemente basato sulla gratuità delle donazioni, ma che in realtà gioca sull’equivoco della remunerazione/rimborso. Il plasma non può essere soggetto alla mercificazione, perché ciò significherebbe giocare al rialzo e cambiare le regole del sistema sanitario. Siamo peraltro fiduciosi che il principio etico e sociale della solidarietà del dono, sancito dal Parlamento, debba continuare a essere caposaldo del nostro ordinamento. Facciamo pertanto appello alle istituzioni e alla politica, affinché si attivino per rimanere garanzia del valore di coesione e condivisione sociale. A garanzia della salute e dei diritti di tutti i cittadini”.
L’efficienza della raccolta gratuita, secondo Briola, deve essere garantita non da forme di rimborso “nascoste”, ma dall’incremento di personale disponibile nei centri trasfusionali.
“Poiché riteniamo essenziale ampliare le fasce orarie e le giornate dedicate alla raccolta – commenta il Presidente nazionale di AVIS – bisogna necessariamente e urgentemente incrementare il personale sanitario all’interno dei centri di raccolta pubblici e associativi. Questa difficoltà, in passato più volte rappresentata ai nostri interlocutori istituzionali e aggravata dal Covid, ha comportato il rinvio di centinaia di sedute programmate. Promuovere e sensibilizzare sull’importanza di questo gesto diventano azioni inutili se non si viene supportati da una reale efficienza operativa”.
La posizione dei donatori avisini è chiara. La donazione gratuita, volontaria, anonima, associata e organizzata va difesa senza alcuna ambiguità.
Soltanto così lo sforzo fatto dal governo in termini di nuove risorse potrà integrarsi realmente e con efficacia alle reali necessità del sistema sangue, che nel 2022 dovrà affrontare sfide di grandissima portata.