Avis Lazio, il futuro della raccolta
Le parole della presidente Selis

2021-09-17T12:45:11+02:00 14 Settembre 2021|Attualità|
Pandemia di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

In piena pandemia, l’estate della raccolta sangue non è stata semplice, le sacche sono mancate per tutto agosto e tra le regioni più colpite dalla carenza c’è stata il Lazio.

A incidere su questa situazione ha contribuito sicuramente l’onda lunga della pandemia stessa, che in media ha allontanato i donatori dai centri trasfusionali diffondendo un po’ di paura, anche se la risposta delle associazioni è stata immediata.

Per provare a spiegare al meglio cosa è accaduto e accadrà su un territorio storicamente difficile come quello laziale abbiamo intervistato Donatella Selis, da poco eletta presidente di Avis Lazio.

Com’è accaduto di recente in Toscana con Claudia Firenze, Donatella Selis è la prima donna a ottenere la principale carica regionale, e ci arriva dopo una grande esperienza pluriennale come donatrice e socia.

Ecco cosa ci ha detto.

Donatella Selis, la raccolta sangue nel nostro Paese vive un momento difficile, con la pandemia che ha peggiorato i dati della raccolta sangue. Molti ospedali non hanno le scorte per le operazioni urgenti. Come si reagisce a questa situazione?

L’Avis in questo contesto di pandemia non è rimasta a guardare, si è subito attivata per meglio rispondere alle richieste degli ospedali; ha modificato tempestivamente le proprie abitudine e, in base all’evolversi dell’epidemia, ha adottato un rigido protocollo ed ha attuato le misure cautelative e di sicurezza che hanno reso i punti di raccolta sicuri per i donatori, per il personale sanitario e per i volontari.

Prima della pandemia, nella Regione Lazio, i donatori si presentavano a donare il sangue nei centri trasfusionali o nei punti di raccolta delle associazioni, direttamente il giorno della donazione; in questi mesi ci siamo organizzati con la prenotazione della donazione, effettuando il  pre-triage telefonico a tutela della salute di tutti, ed è stato riscontrato che tale pratica è stata accolta favorevolmente dai donatori che possono programmare la donazione, nelle giornate e negli orari più consoni alle proprie esigenze.

Tutto ciò ha consentito una migliore pianificazione delle donazioni e una maggiore garanzia di scorte di sangue.

Pandemia

Donatella Selis, presidente Avis Lazio

Su Donatorih24 insistiamo molto sulla sensibilizzazione su temi come autosufficienza ematica come tema strategico, specie per qual che riguarda l’invio di plasma alle industrie per la produzione di plasmaderivati. Perché, vista la sua esperienza sul territorio, bisogna insistere a parlare alla gente di questi temi?

In questo particolare momento, è ancora più apprezzabile l’attività di Donatorih24 di proseguire ed insistere sulla sensibilizzazione dell’importanza del raggiungimento dell’autosufficienza nella produzione di plasmaderivati, considerando che una adeguata informazione in materia, genera un interesse collettivo.

L’Avis sta puntando sul ricambio generazionale, fondamentale nella raccolta di sangue e per il raggiungimento dell’autosufficienza.

Per centrare l’obiettivo dell’autosufficienza dobbiamo, però, potenziare la “comunicazione”, individuando gli spazi da migliorare, parlando, informando e formando la gente, soprattutto i giovani. Dobbiamo riuscire a migliorare la conoscenza dei cittadini sui temi legati alla donazione del sangue: un mondo che non è conosciuto da tutti. Abbiamo più volte constatato che queste tematiche interessano i cittadini, soprattutto quando il problema “sangue” li colpisce direttamente.

Crediamo che un approccio professionale e specialistico, sia la base di partenza per far meglio assimilare l’importanza e l’impatto della produzione di farmaci plasmaderivati, veri e propri terapie salvavita. La conoscenza produce la cultura del dono.

La Regione Lazio soffre spesso di carenze sangue, e in questa annata è successo diverse volte che al momento in cui Il Cns pubblica i dati di raccolta mensili, manchino quelli del Lazio? Come mai?

A questa domanda non posso rispondere in quanto non ne conosco le motivazioni.

Una città grande e molto popolata che vantaggi aggiuntivi può portare – o al contrario quali problematiche speciali – alla raccolta sangue sul territorio?

In una grande città,  vedo un solo vantaggio per la raccolta di sangue: quello di avere una vasta platea di possibili donatori; avverso, vedo le troppe criticità da risolvere, principalmente l’invecchiamento dei donatori e  la difficoltà di sensibilizzare e trovare nuovi donatori; orari di apertura dei punti di raccolta troppo rigidi, nella maggioranza dei luoghi si può donare sole nelle prime ore della giornata; carenza di medici ed infermieri; scarsità  di punti fissi di raccolta; complessità ad entrare nei grandi gruppi aziendali; costi e difficoltà a programmare campagne di sensibilizzazione su tutto il territorio.

Il ricambio generazionale è un obiettivo associativo importante, come si convincono i giovani a donare sangue? Serve una campagna mediatica massiccia sui medi mainstream o è meglio lavorare sul campo nel territorio?

Non si deve convincere qualcuno o i giovani a donare il sangue, si deve “Educare al dono”, cioè creare condizioni che possano significare ed incidere sulla vita delle persone. Educare = condurre ad una scelta di valori che qualifica la propria vita. La scuola dovrebbe essere il primo luogo per “l’educazione del dono”.

L’Avis è una associazione radicata sul tutto il territorio italiano; questo rappresenta un “punto di forza” nello svolgere l’attività nei propri paesi di appartenenza, fatto che consente un maggior rapporto con la gente e con i giovani ed è più facile l’attività di fidelizzazione.

Ben vengano le campagne nazionali di promozione alla donazione, affiancate da tutte quelle attività di rapporti che legano l’Avis e i volontari ai donatori.

Fondamentale in questa attività di “reperimento giovani donatori” è l’adozione di un linguaggio di facile comprensione, il rispetto, la fiducia e la stima reciproca. Un ruolo importante gioca la nostra capacità di relazione e interazione sociale.

Infine la solita esortazione con cui chiudiamo le interviste su Donatorih24: cosa direbbe a un non donatore per convincerlo a donare sangue e a diventare donatore periodico?

“Per il tuo benessere regalati momenti di gioia, vieni a donare”.