Claudia Firenze presidente Avis Toscana
Le sue idee, i progetti, gli obiettivi

2021-09-02T23:43:49+02:00 2 Luglio 2021|Personaggi|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Un nuovo mandato, che apre anche a un nuovo corso. La scelta di Avis Toscana di affidarsi a un volto noto in Avis nazionale come Claudia Firenze, giovanissima, sembra andare in direzione di un’esigenza forte per il mondo del volontariato: stare al passo con i tempi, specialmente sul piano di temi come il ricambio generazionale e la necessità di proporre nuove idee in fatto di comunicazione sociale. Per sapere cosa accadrà in Avis Toscana nei prossimi anni abbiamo intervistato la neo presidente, addentrandoci nella sua formazione, nella sua visione e nella sua lunga attività in associazione. Ecco cosa ci ha detto.

Claudia Firenze, moltissimi anni in Avis nazionale, con impegni di vario genere, specialmente nell’ambito della comunicazione. Che tipo di bagaglio porta con sé per la presidenza di Avis Toscana?

Avis è una parte stabile e solida della mia identità fin da quando ero giovanissima. Questa identità, condivisa con gli altri avisini, rappresenta per me il bagaglio più importante frutto di una vita dedicata alla donazione e all’impegno solidale dentro l’associazione. Porto con me anche il bagaglio di relazioni, conoscenze e competenze che il percorso in Avis mi ha fatto sviluppare e sono felice di metterlo a servizio di un contesto, come quello toscano, che è un punto di riferimento nazionale per il sistema trasfusionale e sanitario.

Che differenze ci sono e si aspetta di trovare tra il lavoro associativo a livello nazionale e quello regionale?

Alcune dinamiche che viviamo nel lavoro associativo sul piano nazionale e quello regionale sono simili.  Si pensi, solo per citarne una, al rapporto con le istituzioni competenti nei vari livelli territoriali. È indubbio che le istituzioni regionali siano più vicine ai cittadini e alle comunità. Questo vale anche per una grande regione come la Toscana che ha una accentuata articolazione territoriale nella quale Avis è ovunque fortemente radicata. Durante la pandemia Avis è stata presente dappertutto per sostenere i bisogni delle comunità non solo nelle necessità di emocomponenti. Adesso che ne stiamo, si spera, faticosamente uscendo, abbiamo una gran voglia di ricominciare ad avere un contatto anche fisico con le nostre comunità tramite eventi e iniziative.

Claudia Firenze, neo presidente di Avis Toscana

Lei viene dalla comunicazione: le associazioni di donatori, con Avis in prima linea attraverso campagne che anche lei ha contribuito a realizzare, fanno molto sul piano della comunicazione, ma la sensazione è che la difficoltà sia soprattutto intercettare nuovi donatori. Come si fa a spiegare il dono del sangue a chi non lo conosce già o non lo pratica?

In questi anni a livello nazionale abbiamo sperimentato campagne di comunicazione costruite su messaggi, linguaggi e modalità fresche e leggere per raggiungere i potenziali donatori e rafforzare la partecipazione di quelli attivi. È importante coinvolgere le persone cercando innanzi tutto di accendere curiosità e passione, accompagnandole a riflettere su un gesto semplice e dal gran valore come quello di donare il sangue. In passato la comunicazione sociale spesso assumeva toni e caratteri moralistici che finivano per far sentire le persone quasi colpevoli di non impegnarsi. Il mondo è cambiato ed è cambiata anche la comunicazione sociale: oggi riusciamo con più facilità ad essere seri senza diventare seriosi o pesanti, ironici ma non superficiali. Penso che questo taglio sia quello giusto e che sia da sviluppare con strategie e mezzi diversi e sempre nuovi. Perché la sfida di coinvolgere i giovani nella donazione è e sarà sempre una sfida aperta e da giocare.

Quali sono secondo lei gli obiettivi prioritari da perseguire in questi anni di presidenza di Avis Toscana?

Nelle proposte programmatiche che ho presentato al Consiglio di Avis Regionale durante la prima seduta ho condiviso coi consiglieri alcuni obiettivi. Quelli primari sono la tutela del donatore e il miglioramento delle azioni associative ai vari livelli, e dei rapporti con le istituzioni del sistema trasfusionale toscano e con le associazioni dei pazienti. In merito al primo sottolineo come sia necessario lavorare costantemente ad una strategia regionale di risoluzione problemi specifici della raccolta che riguarda prima di tutto gli orari di apertura dei Centri e l’adeguamento del personale. Ma serve anche affrontare in maniera coesa ed efficace quei problemi sistemici la cui soluzione travalica il livello regionale. Per farlo occorre tenere aperto il dialogo fra associazioni, Centri Regionale Sangue, tavoli di lavoro territoriali, consiglieri nazionali espressi da Avis Toscana per raccordarci alle politiche nazionali. In merito al miglioramento dell’azione associativa, dobbiamo strutturare un modello per far esprimere la base associativa sugli obiettivi generali, anche grazie all’accompagnamento di consulenti specifici, per arrivare alla costruzione di progettualità comuni. Parallelamente a tutto questo servono indicatori e modalità di valutazione efficaci dei risultati raggiunti.

Autosufficienza, dono dei giovani, riorganizzazione dei centri trasfusionali. Li metta in fila come importanza dell’obiettivo.

Sono tutte questioni di grande e pari importanza, ma proverei a metterle in fila così: per raggiungere l’autosufficienza occorre anche un’efficace riorganizzazione dei centri trasfusionali che può permettere di favorire il coinvolgimento dei giovani. Quella dell’organizzazione delle strutture per renderle “a misura di donatore” è una grande partita e dobbiamo far capire alle istituzioni quanto sia importante. Le sfide demografiche e la piramide generazionale che si sta sempre più rovesciando non ci permettono di rinunciare ad alcuna strategia. La sostenibilità del sistema, che non solo deve reggere i livelli di donazione attuali, ma li deve anche migliorare sensibilmente specialmente sulla raccolta del plasma, dipende proprio dalla sua capacità di favorire e coltivare la propensione a donare dei cittadini. Dobbiamo sentirci tutti protagonisti di una partita essenziale per il futuro delle cure di molti pazienti le cui associazioni vanno sempre coinvolte e ascoltate perché rappresentano un valore aggiunto. E ricordarci sempre che i giovani non sono solo donatori, ma possono essere soprattutto volontari e dirigenti associativi che aiutano le associazioni stesse ad essere più dinamiche e trovare linguaggi e forme di coinvolgimento sempre nuovi.

Lei è la prima donna in 50 anni di storia di Avis Toscana. Questo aspetto ha un valore simbolico secondo lei, la rende felice o l’accadimento arriva troppo tardi?

Un valoro simbolico e anche un grande orgoglio. Non so se arriviamo troppo tardi, so che è importante che oltre a me ci siano anche altre presidenti regionali Avis donna in altre regioni come il Veneto, il Lazio, il Trentino e la Basilicata. Sicuramente non mi aspettavo questa grande eco mediatica e l’auspicio è uno e semplice: che non vi sia più stupore quando una donna raggiunge posizioni mai avute prima. Quando tutto questo diventerà un fatto normale, la società avrà fatto un passo avanti.