Crisi in Afghanistan, pagano i più deboli
A rischio le terapie per 300 emofilici

2021-09-08T12:09:52+02:00 8 Settembre 2021|Mondo|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

In Afghanistan la situazione politica e umanitaria non accenna a migliorare.

Le ultime notizie che arrivano raccontano dell’avanzata dei Talebani anche nei territori del nord, quel Panshir storicamente irriducibile a qualsivoglia controllo centralizzato. I ribelli contestano la posizione talebana e giurano di non aver ceduto, rilanciando con un appello a tutti i connazionali che non vogliono il governo talebano: «Ovunque voi siate, dentro o fuori, vi invito a iniziare un’insurrezione nazionale per la dignità, la libertà e la prosperità del nostro Paese», ha intimato in un comunicato diffuso attraverso i media il comandante Ahmad Massoud.

In ogni situazione di guerra, come diceva Brecht, chi ci rimette sono soprattutto i deboli, e l’Afghanistan del 2021 non è certo un’eccezione. Oltre alla condizione delle donne e alle tante vittime civili del nuovo clima di terrore, è molto grave la situazione di centinaia di bambini malati di emofilia che non potranno più accedere a cure specifiche.

La situazione dei pazienti emofilici afghani è ben nota in Italia per via di un bellissimo programma di aiuto internazionale di cui su Donatorih24 abbiamo dato prova: un programma attivo già dal 2009 grazie al quale “l’Italia ha contribuito a dotare l’Afghanistan di alcune infrastrutture idonee al trattamento dell’emofilia e di altre MEC, a cominciare dall’apertura di un apposito centro diagnostico presso l’ospedale Estelqal di Kabul.

Dopo il primo invio di fattori di coagulazione del 2013 fu lo stesso governo di Kabul a contattare il Ministero della Salute al fine di individuare una Regione o Provincia Autonoma in grado di sviluppare una cooperazione bilaterale di medio-lungo termine chiedendo in prima istanza la donazione di prodotto e successivamente lo sviluppo di un progetto di collaborazione tecnico-scientifica.

Visto il notevole e costante aumento dei pazienti assistiti presso il Centro emofilia dell’ospedale Esteqlal di Kabul provenienti anche da aree geografiche a notevole distanza dalla capitale (es. Herat: 814 km; Farah: 947 km), si è reso necessario il potenziamento di tale Centro, al fine di erogare prestazioni non solo circoscritte alla gestione degli episodi acuti e delle emergenze ma anche allo scopo di potenziare l’attività chirurgica e i trattamenti in profilassi, nonché la creazione di strutture periferiche, a cominciare da quella di Herat”.

E poiché niente più delle storie vere riescono a far capire quanto possono essere importanti aiuti internazionali di questo tipo e quante vite possono salvare, riproponiamo il podcast che spiega com’è nato il fil rouge tra Italia e Afghanistan. Una storia unica che racconta la solidarietà attraverso la vicenda di Taimoor, un bambino afghano salvato dai plasmaderivati arrivati dall’Italia:

Tornando all’attualità, un carico il cui invio era previsto per giugno 2021, consistente di 6 milioni di Unità Internazionali di fattore VIII e 2 milioni di UI di fattore IX di coagulazione, non è potuto partire, mettendo a rischio le terapie salvavita per circa 300 pazienti pediatrici affetti da emofilia e altre malattie emorragiche congenite.

Ecco le parole di Vincenzo de Angelis, direttore del Centro nazionale sangue, a commento della situazione:

“L’impegno nei programmi di cooperazione internazionale a fini umanitari, che permettono di inviare medicinali salvavita e di condividere know how con paesi e pazienti che ne hanno bisogno è, tra le tante attività in cui è impegnato il CNS, una di quelle che mi rende più orgoglioso. Il nostro auspicio è che a breve si possano ricreare le condizioni che permettano un invio sicuro di plasmaderivati, perché da essi potrebbero dipendere la salute e anche la vita di centinaia di pazienti”.

La speranza, a questo punto, è che questioni come l’assistenza ai malati riconquistino la loro indipendenza dalla politica o dalla guerra, e che le scorte di farmaci salvavita possano arrivare a destinazione al più presto.

Anche in un quadro estremamente complesso, curare chi ne ha bisogno significherebbe non dimenticare quali sono i diritti incrollabili di ogni individuo.