La scorsa settimana abbiamo pubblicato i dati di raccolta di plasma e globuli rossi in Italia per il mese di giugno 2021.
Dopo mesi precedenti contraddistinti da buoni risultati e da qualche problema di classificazione dei dati – per molti mesi sono mancati i rilevamenti di due regioni importanti come Lazio e Campania – il calo dell’ultimo mese è stato vistoso, e la necessità di sangue arriva in un momento delicato per il sistema sanitario nazionale.
Serve donare come non mai.
Il sistema sanitario nazionale sta infatti riprendendo la sua normale attività per quel che riguarda la situazione degli interventi chirurgici, come ha sottolineato Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico-sanitaria del Centro nazionale sangue, in un intervento nei giorni scorsi alla nota trasmissione Obiettivo salute in onda su radio24:
Ascolta l’intervento completo della dottoressa Pupella
“Siamo abituati a vedere un calo delle donazioni del periodo estivo – ha detto la rappresentante del Cns – ma in questa stagione contrastare il calo è particolarmente importante perché le attività sanitare sono riprese in pieno grazie anche alla ridotta pressione del Covid-19 e della pandemia sugli ospedali. Quindi mai come in questo periodo è necessario rifornire gli ospedali di scorte di sangue per garantire l’attività programmata e soprattutto per garantire la trasfusione ai pazienti cronici che della trasfusione vivono”.
I dati di giugno pubblicati dal Cns le danno ragione, e infatti basta vedere come nel parziale mensile, in figura 1, le unità trasfuse abbiano superato quelle raccolte.
Importante sottolineare come le cause del calo della raccolta di giugno siano legate, come spesso accade, all’arrivo della stagione calda e, probabilmente, anche a un desiderio di spensieratezza dagli impegni dopo tante chiusure.
Urge dunque ricordare che le donazioni sono sicure, e che anche i vaccinati possono donare senza alcuna difficoltà. Sempre la dottoressa Pupella, infatti, ha spiegato in modo chiaro che non c’è alcuna controindicazione per il dono dei vaccinati, che anzi è un dono di assoluta qualità. Unica accortezza, una breve pausa in caso di sintomi influenzali, come qualche linea di febbre.
“Chi si è vaccinato può donare il sangue – ha ribadito infatti la Pupella – e noi auspichiamo che si vaccinano veramente tutti. Il tempo di attesa dalla dose vaccinale, non c’è differenza tra prima e seconda dose è soltanto di 48 ore. Se il soggetto che ha fatto il vaccino dovesse aver avvertito qualche sintomo febbrile con assunzione di tachipirina questo intervallo può durare anche 7 giorni. Ma trascorso questo brevissimo periodo si può donare e la donazione è qualitativamente ottima per tutti colori i quali aspettano la trasfusione”.
Trasferendo le stesse problematiche al plasma, è molto importante spingere alla donazione in aferesi. I dati complessivi, sia sul plasma che sul sangue, se pensati sui primi 6 mesi dell’anno sono discreti, ma non bisogna trascurare il momento né le necessità del presente.
Nella conferenza in senato dello scorso 14 luglio dal titolo “Plasmaderivati – Appello delle associazioni pazienti alle istituzioni”, era emerso il rischio che ai pazienti bisognosi di terapie salvavita non si potessero assicurare i farmaci plasmaderivati, e questa evenienza sarebbe davvero disastrosa.
Giusto dunque, come spiega bene l’ultima campagna mediatica di Avis, differenziare le donazioni e rifornire il sistema con un’adeguata raccolta sia di plasma che di sangue intero.
Prima donare, poi partire. Il “diktat” dell’estate per ogni donatore non è mai stato così vero.