Il World Blood Donor day 2021
I donatori come esempio di unità

2021-06-22T14:33:54+02:00 22 Giugno 2021|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Trasformare un’emergenza in un’opportunità: il World Blood Donor Day organizzato dall’Italia gli scorsi 14  e 15 giugno è riuscito a fare anche questo. La pandemia aveva costretto a rimandare di un anno l’organizzazione italiana prevista per il 2020, e la risposta del nostro paese è stata la migliore possibile: creare un evento di risonanza mondiale che per la prima volta nella storia di questa celebrazione potesse essere seguita in diretta da tutti i donatori del mondo.

Ma perché ci sembra importante sottolineare questo aspetto mediatico, che potrebbe sembrare superficiale, non essenziale, e dunque secondario rispetto al lavoro quotidiano che i donatori di sangue svolgono ogni giorno in tutto il mondo, pur in condizioni molto diverse, per il bene dei pazienti?

La risposta è semplice: oggi, nel mondo contemporaneo, azione e comunicazione veleggiano insieme a braccetto, di pari passo, e il racconto dell’universo sangue, dei suoi punti cardine, dei rapporti causa/effetto che lo animano come per esempio la possibilità concreta ed emozionante di poter salvare realmente vite umane con un semplice gesto anonimo che comporta pochi minuti del proprio impegno giornaliero, può davvero fare la differenza, creando una comunità enorme, infinita, che si erige sulla condivisione di una forte consapevolezza.

In un mondo fortemente diviso, che ha perduto uno dopo l’altro tutti i grandi immaginari condivisi su cui erano fondanti i bisogni identitari, il dono del sangue ha una base etica forte, incentrata su valori altruistici in grado di competere con la tendenza all’individualismo selvaggio che sembra dominare questo tempo: gratuità, anonimato, gesto volontario, capacità di organizzarsi in reti di volontariato che agiscono sul territorio e assicurano con questa organizzazione continuità nella raccolta e sicurezza della materia biologica.

Il direttore del Cns Vincenzo De Angelis, sul palco del Wbdd 2021

L’universo sangue italiano, pur con le sue criticità, ha  tutte le caratteristiche su enumerate.

Ed ecco perché – e anche i moltissimi attestati di stima ricevuti da personalità internazionali durante gli incontri del World Blood Donor Day 2021 lo hanno dimostrato – può ergersi davvero a guida, a traino etico di un mondo del sangue che ha più possibilità di essere efficace – nella sua missione dichiarata di offrire le stesse identiche possibilità di accesso alle cure e a una sanità di qualità a tutti i pazienti in ogni parte del mondo – solo se si muove unito e compatto, condividendo principi basilari e politiche di riferimento.

Le dichiarazioni ufficiali dei principali dirigenti del sistema sangue, come è emerso sia nell’incontro di apertura del 14 giugno, sia nel simposio scientifico del 15, sono in tal senso rassicuranti, e emergono tre priorità decisive:

1) intervenire in tutti i modi possibili sulla raccolta sangue nei paesi a medio e basso reddito, puntando sulla donazione gratuita che è l’unica che consente di creare una base duratura, forte e consapevole di donatori;

2) raggiungere i giovani in ogni angolo del mondo per raccontare loro, con gli strumenti giusti e il linguaggio più consono, che donare è un modo fantastico per sentirsi bene con sé stessi e con gli altri, promovendo allo stesso tempo degli stili di vita votati alla salute;

3) crescere l’efficacia dei sistemi sangue anche nei paesi più avanzati, in modo da essere pronti a reagire a momenti di criticità come la pandemia e ad aiutare (come l’Italia fa ormai da moltissimi anni) le necessità di paesi che ancora devono fare molta strada sul piano dell’efficienza sanitaria.

Ora, finito il tempo dei festeggiamenti, inizia quello del lavoro coordinato che deve seguire i propositi: e l’obiettivo comune sarà di ritrovarsi al World Blood Donor day 2022 con una nuova edizione fruibile in tutto il mondo e con numeri superiori a quelli che Gianfranco Massaro, presidente Fiods, ha raccontato sul palco di Roma: “Nel 2020 sono siamo arrivati a 27 milioni di associati e 33 milioni di sacche di sangue – aveva detto Massaro – ma ci sono ancora carenze per quanto riguarda gli emoderivati. Dal 2004 al 2011 ci sono state 8 milioni di donazioni non retribuite in più rispetto al passato, ma non a tutti è garantita la garanzia delle cure“.

Un mondo a cui tale garanzia sarà un diritto acquisito, è sicuramente possibile.