Il 14 e il 15 giugno l’Italia ospiterà a Roma l’evento globale del World Blood Donor Day, la giornata mondiale dedicata ai donatori di sangue istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che quest’anno avrà come slogan “Give blood and keep the world beating – Dona sangue e fai pulsare il mondo”.
Per la prima volta, causa pandemia (ma in questo caso il risvolto è positivo), gli eventi in programma in questo giorno saranno visibili in tutto il mondo via streaming.
Paolo Monorchio di Croce Rossa Italiana, in rappresentanza delle associazioni di donatori di sangue (Civis), ha presentato gli eventi che si svolgeranno a latere dell’evento mondiale.
Come si vede in figura 1, il 14 giugno avverrà la premiazione dell’HackDonor 2021, ovvero cinque competizioni virtuali adottate dalle associazioni di sangue per creare progetti di social media journalism, una campagna virtuale, un’applicazione per donatori, un videogame o fumetto e un evento musicale on-line.
I progetti, ben 38, saranno raccontati e premiati in un evento ad hoc.
Inoltre, dopo i due webinar già andati in onda lo scorso 12 marzo sulla presentazione di HackDonor 2021, e il 30 aprile sulla donazione di plasma, il prossimo 28 maggio non bisognerà perdere la terza e ultima puntata dedicata agli aspetti etici della donazione.
Infine, il 14 giugno, il Colosseo di Roma, uno dei monumenti più famosi e meravigliosi del mondo, sarà illuminato interamente di rosso per festeggiare i donatori in ogni parte del pianeta.
In figura 2, vediamo invece quali saranno i materiali promozionali preparati per l’evento.
Si va da poster e materiali grafici a un video preparato ad hoc (in basso) per il gran giorno, in grado di convogliare il senso del legame tra comunità e paziente. Infine, prevista la presenza di molti messaggi di testimonial famosi e influencer che si andranno ad aggiungere a testimonianze vere raccolte dall’Oms, persone da ogni parte del mondo che grazie al dono hanno trovato delle gioie personali.
Tutto ciò che sarà preparato per il Wbdd 2021 sarà visibile in streaming su un sito dedicato, World Blood Donor Day 2021 (wbdd2021.com).
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Wbdd2021.com sarà un vero e proprio villaggio virtuale per donatori, un luogo che prima d’ora non era mai stato creato in occasione delle giornate mondiali. Ci saranno stand virtuali di tutti i principali stakeholder, live chats, zoom meeting, e le principali associazioni di volontari e pazienti italiane saranno ospitate per diffondere il proprio messaggio.
I dati sul 2020 italiano
Dopo la lunga pagina dedicata al Wbdd 2021, la parola è passata al direttore del Centro nazionale sangue Vincenzo De Angelis, che ha avuto il compito di esporre i risultati dell’ultimo anno ottenuti dal sistema trasfusionale italiano.
Come si vede in figura 3, i donatori totali sono leggermente diminuiti rispetto al 2019, e la causa principale, naturalmente, è la pandemia. Nonostante quattordici mesi difficili, il paese, secondo De Angelis, ha mostrato grande “resilienza”, e anche se la parola ormai è decisamente abusata ciò che esprime è senz’altro vero: il sistema sangue italiano se l’è cavata bene.
“Il sistema trasfusionale ha bisogno di continuo ricambio generazionale – ha aggiunto il direttore De Angelis” perché tra i donatori periodici molti raggiungono i limiti di età. Noi siamo abituati a reclutare nuovi donatori nelle scuole, ma le scuole nel 2020 sono state chiuse, quindi c’è stato un leggero calo”.
La questione femminile e la demografia sono invece due delle criticità principali espresse dal direttore del Cns. In figura 4, l’infografica mostra come in Italia solo il 33% dei donatori periodici siano donne, una percentuale molto bassa se paragonata a quella di altri paesi europei come la Spagna, dove la quota femminile contribuisce addirittura per il 51%. L’aspetto positivo, tuttavia, è che agendo sul pubblico femminile, particolarmente adatto alla donazione di plasma in aferesi, si può incidere si un serbatoio sensibile e largamente ampliabile.
Anche sul piano del ricambio generazionale, il paese può fare senza dubbio meglio. Come si vede in figura 5, infatti, le fasce d’età comprese tra i 18 e i 35 anni donano ancora troppo poco. Sono i giovani, dunque, i destinatari ideali dell’impegno comunicativo.
In ogni caso, i numeri del sistema italiano sono ancora molto importanti. Nel 2020 sono stati trasfusi più di seicentomila pazienti e quasi tre milioni di emocomponenti, per una media di una trasfusione ogni 10 secondi. Una media incredibile che mostra l’efficienza generale del sistema e testimonia l’autosufficienza al 100% per ciò che riguarda i globuli rossi.
Il modesto calo di plasma in figura 7, tuttavia già sostituito da un trend positivo in questi primi mesi del 2021, offre l’occasione di migliorare l’autosufficienza anche per gli emoderivati, oggi al 70%.
Le parole delle istituzioni
I messaggi del ministro della Salute Roberto Speranza e del direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus si possono ascoltare guardando la conferenza completa in basso:
Le domande della stampa
Spazio infine al question time, dedicato essenzialmente a due argomenti principali. Il primo riguarda il potenziale ancora inespresso dalla comunità: perché la gente non dona?
Monorchio, chiamato a rispondere al difficile quesito, ha rassicurato, se mai ve ne fosse bisogno, sulle condizioni di estrema sicurezza che vigono nel sistema trasfusionale italiano. Poi ha riportato l’attenzione sulla paura dell’ago, oggi è una delle ragioni che tendono ad allontanare di più i giovani dal gesto più bello per eccellenza.
Secondo tema, a conclusione della conferenza stampa, è il plasma iperimmune. Che tipo di esperienza è stata?
Vincenzo De Angelis, si è espresso in modo molto chiaro in proposito: “Il sistema sanitario, quando si trova di fronte a un virus che non ha cure specifiche, ricorre all’esperienza del passato, e così all’immunoterapia passiva, come fu per la spagnola di tanti anni fa. Poi man mano che si va avanti arrivano le cure e si capisce di più della malattia, e l’immunoterapia passiva viene riposizionata. Sicuramente oggi sappiamo bene quando ha senso utilizzare il plasma iperimmune, ovvero non in caso di pazienti gravi. Ma intanto la ricerca va avanti e il plasma iperimmune è comunque oggetto di studio, per purificare con il plasma le immunoglobuline e vedere se sono efficaci contro il Covid-19, ma La ricerca ha i suoi tempi. Va detto però che il plasma iperimmune ha richiamato l’attenzione sulla parola plasma, immettendola nel dibattito pubblico. Ecco, la parola plasma è sicuramente centrale e strategica per il nostro futuro”.