Come i lettori di Donatorih24 sanno molto bene, l’impegno di Avis, la più grande associazione di donatori in Italia con 1 milione e 700 mila iscritti, sulla sensibilizzazione giovanile al dono del sangue e verso l’importanza che la raccolta nazionale riveste per l’intera comunità, è sempre enorme.
Ma è ancora meglio quando le iniziative che si possono realizzare hanno anche esiti concreti: il tal senso, notevole è la portata del primissimo hackathon sociale cerato da Avis, dal titolo “Avis Around the clock” (di seguito la presentazione video). Cos’è un hackathon? Si tratta di un evento no-stop della durata di uno o due giorni, durante il quale gruppi di persone lavorano insieme per realizzare un progetto, e il migliore tra i team che inventeranno il progetto migliore per Avis su un tema ancora tenuto segreto avranno la possibilità di veder finanziata la propria idea.
“Avis Around the clock” è un progetto organizzato dalla Consulta giovani di Avis che naturalmente sta a cuore anche ad Avis nazionale, e per sapere tutto su come è nata l’idea dell’hackathon e sul lavoro che la Consulta svolge abitualmente a favore di sensibilizzazione e sostengo del sistema trasfusionale italiano, abbiamo intervistato Melissa Galanti, che dell’organizzazione creata per unire e collegare tutti i giovani avisini è la coordinatrice nazionale.
Melissa, Iniziamo da “Avis Around the clock”, il primo hackathon sociale creato da Avis: com’è venuta l’idea di una chiamata all’azione così originale, e quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?
L’idea di organizzare questa tipologia di evento nasce dalla voglia di portare innovazione nella nostra associazione, dando ai giovani avisini la possibilità di scendere in campo in prima persona per creare qualcosa che venga poi realizzato insieme a tutta Avis Nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare da zero un progetto che sia concreto, sostenibile e strutturato in 24 ore di lavoro.
Il tema deve restare segreto: ma puoi dirci qualcosa in più almeno in via generica? Sarà un progetto di comunicazione? O più legato all’organizzazione?
La cosa bella di questo evento è che i ragazzi saranno liberi di creare ciò che vorranno, a patto che si rispetti il tema dato in apertura e che rispetti l’obiettivo di coinvolgere i donatori e i volontari sul territorio italiano. L’idea che verrà premiata dai giudici, sarà poi sviluppata e resa concreta.
Avete ricevuto finora molte richieste di partecipazione?
Avremo 7 team da 10 persone ciascuno e c’è molta curiosità da parte dei ragazzi. È la prima volta che portiamo un evento del genere in Avis e devo dire che nonostante il periodo che stiamo vivendo, i giovani avisini non hanno mai smesso di formarsi e dedicare del tempo al mondo Avis. Si sono iscritti molti ragazzi che non fanno parte della Consulta Nazionale ed è un dato molto incoraggiante.
Ampliamo invece il discorso al dono giovanile: la necessità di reclutare i giovani è sempre tra i propositi strategici associativi, ma cosa bisogna fare per riuscirci davvero?
Assolutamente sì. Una cosa importantissima da fare secondo me è coinvolgere i ragazzi, farli sentire parte di qualcosa di grande che non aiuta soltanto il prossimo, ma anche noi stessi arricchendoci interiormente. Noi dell’esecutivo giovani ci impegniamo affinché si sentano stimolati e motivati a donare un po’ del loro tempo all’associazione nonostante le difficoltà che si possono incontrare.
Come coordinatrice della consulta giovani ti capiterà di fare da tramite tra le istanze della base giovanile e quelle dell’associazione al completo. È difficile la convivenza generazionale? Quali sono i punti forti e le criticità?
I punti forti sono senz’altro lo scambio e la condivisione. I volontari che sono in associazione da tempo hanno quel ruolo di guidare i ragazzi con la loro esperienza, cercando di non escludere i giovani che, invece, possono portare l’innovazione e la comunicazione attraverso i nuovi mezzi che abbiamo. Il trucco è tenere sempre ben presente che ci stiamo impegnando tutti per lo stesso scopo.
Cosa diresti a un tuo coetaneo o a un giovane non ancora maggiorenne per convincerlo a donare?
Lo sfiderei a provarci almeno una volta, vediamo se riesce a smettere!