Donare con le nuove misure
In un momento nuovamente difficile, in cui non è facile districarsi tra le misure previste dal nuovo Dpcm in vigore dal 6 novembre fino al prossimo 3 dicembre, c’è il rischio che molti donatori non periodici o meno esperti possano subire il contraccolpo psicologico e rimandare la propria donazione a tempi migliori.
Del resto, furono proprio le prime settimane di lockdown sopraggiunte lo scorso a marzo, con il caos informativo e i dubbi organizzativi su come e quando poter donare, a far registrare una penuria di donazioni, con la conseguente carenza generalizzata per il sistema trasfusionale italiano, subito recuperata grazie alla prontezza con cui il Centro nazionale sangue intervenne con le linee guida da seguire durante la pandemia, ovvero: prenotazione della donazione con triage telefonico, differimento temporaneo di 14 giorni per chi avesse viaggiato nelle zone più colpite, e chiarezza sui donatori che potevano essere accettati, cioè “gli asintomatici a 10 giorni di distanza da un test negativo, sintomatici a 10 giorni dal primo sintomo e con test negativo effettuato 3 giorni dopo l’assenza di sintomi”.
Per evitare che quella situazione si riproponga, è meglio allora fare chiarezza, e ribadire che al di là del “colore” con cui il decreto presidenziale ha segnato ciascuna regione, per i donatori di sangue non ci sono limitazioni di sorta, se non la necessità, formalmente estinguibile in pochi secondi, di compilare e portare con sé il modulo di autocertificazione che si può scaricare qui:
La possibilità che i donatori si muovano è sancita, al di fuori di ogni dubbio, dalla Circolare Prot. 36384 del 09 novembre 2020, con la quale Il Ministero della Salute spiega come “siano autorizzati sia gli spostamenti dei donatori, o aspiranti donatori che escono di casa per recarsi a donare, sia gli spostamenti del personale associativo operante presso le unità di raccolta fisse o mobili”.
Le trasfusioni di sangue che dipendono dalla donazione, infatti, fanno parte dei sono livelli essenziali di assistenza sanitaria, ai sensi dell’art.5 della legge 219/2005, e come sappiamo bene sono strettamente necessarie per offrire le cure decisive e i farmaci salvavita, di media, a circa 1.800 pazienti al giorno su tutto il territorio nazionale.
Importante, a nostro giudizio, che oltre ai semplici donatori la possibilità di muoversi con autocertificazione sia consentita anche al personale associativo, che ha il compito di lavorare in prima linea sul territorio, di far funzionare i centri di raccolta e organizzare donazioni speciali o itineranti con le autoemoteche.
La raccolta all’estero
È proprio grazie al lavoro quotidiano svolto dai donatori organizzati e associati che il paese è riuscito a superare (quasi) indenne il calo di donazioni fatto registrare durante il primo lockdown, ricacciando indietro il cosiddetto calo motivazionale dei donatori che – da quanto è emerso da un incontro all’incontro online che ha coinvolto Avis organizzato dalla Croce Rossa austriaca, al fine di confrontare ciò che è accaduto in termine di raccolta sangue nei principali paesi europei in concomitanza con la pandemia – ha colpito soprattutto Francia, Germania e Regno Unito, paesi che, al contrario dell’Italia, stanno faticando a ritrovare i numeri sulla raccolta sangue del perido pre Covid-19.