Bancaggio del plasma iperimmune, le stime del Cns e la durata degli anticorpi

2020-10-21T16:01:49+02:00 21 Ottobre 2020|Attualità|
di Giancarlo Liviano D'Arcangelo

Qualche tempo fa il Centro nazionale sangue ha trasmesso i dati relativi alla raccolta di plasma iperimmune finora compiuta sul territorio nazionale, ed eccoli qui: sono 3185 le subunità di plasma iperimmune (raccolto da 113 servizi trasfusionali italiani) a oggi  disposizione nelle banche del sangue regionali aperte in tutto il paese. Un numero cospicuo, se teniamo conto dei problemi di natura organizzativa vissuti dal protocollo Tsunami, problemi di cui il principal investigator Francesco Menichetti ha parlato diffusamente su Donatorih24 lo scorso 23 settembre, generando una successiva ripresa attraverso un appello sul Corriere Fiorentino dedicato ai possibili pazienti guariti in grado di diventare donatori.

In vista di una possibile seconda ondata, o in ogni caso di un aumento di quei casi che prevedono l’utilizzo del plasma come prima terapia d’emergenza, è sicuramente il caso di unirsi all’appello del dottor Menichetti, anche perché uno studio recente, come possiamo vedere sul sito di Avis nazionale, ha indicato finalmente dei valori che riguardano la durata degli anticorpi naturali sviluppati dai pazienti guariti da Covid-19:

Lo IEO (l’Istituto Europeo di Oncologia), centro dotato di un laboratorio Covid, ha concretizzato uno studio poi pubblicato sull’autorevole rivista Journal of Clinical Medicine, che mostra come nei pazienti colpiti dal virus in forma poco grave, il livello di anticorpi prodotti si dimezza entro un mese dalla guarigione. Lo studio ha analizzato 16 pazienti colpiti da molto lievemente dal Covid e 23 ricoverati in terapia intensiva, campione poi confrontato con 436 persone non infette e coinvolte in precedenti analisi dell’istituto.

Per i pazienti guariti, che per fortuna hanno contratto il virus senza complicazioni dunque, è importante donare celermente, per consentire il bancaggio di unità dalla buona carica anticorpale. Ben vengano, dunque, gli appelli dei dottori e la conseguente accelerazione del progetto Tsunami.