Mentre il Covid-19 torna al centro della scena mondiale e giorno dopo giorno i toni allarmistici dei media si fanno sempre più acuti, non bisogna dimenticare che esiste una parte della popolazione affetta da altre patologie non meno importanti il cui decorso dipende dai tempi di rapida diagnosi delle stesse, dai controlli e dalla regolarità delle terapie.
A marzo le circolari diffuse dal Centro nazionale sangue volte a predisporre un ambiente totalmente sicuro per permettere ai donatori di sangue di offrire una continuità terapeutica ai pazienti sono state numerose. Nonostante questo, l’idea di recarsi nei presidi ospedalieri riveste ancora un problema per molti.
Per comprendere come affrontare questo genere di paura abbiamo chiesto indicazioni alla psicologa Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
Dottoressa, in questo periodo la paura del Covid come può influire nella vita di chi deve recarsi in ospedale?
La persona che in questo periodo deve approcciarsi a presidi medici o ospedalieri potrebbe vivere una situazione di preoccupazione o anche disagio. Il luogo sanitario che rappresenta lo spazio dove il Covid viene trattato, potrebbe mettere in allerta alcune persone che vi si devono recare per donare il sangue o ricevere terapie ed effettuare controlli.
Se in questo periodo la voglia di donare o iniziare a donare c’è, come non farsi bloccare dal sentimento di paura?
Donare il sangue risponde ai Lea -livelli essenziali di assistenza- quindi è un compito importante della popolazione continuare a farlo perché attraverso la donazione del sangue agiamo offrendo aiuto a coloro che ne hanno bisogno. Donando il sangue non ci sono rischi, perché ci sono tutta una serie di procedure messe in atto che tutelano tutti coloro che si avvicinano al presidio medico e ospedaliero. In tutti i centri di raccolta sangue del paese sono state prese misure precauzionali concrete per garantire la sicurezza dei luoghi durante la donazione.
Oggi quali sono state le misure volte a tutelare il donatore?
I centri trasfusionali proprio per andare incontro a questo genere di problema hanno modificato l’organizzazione della dono. Ora si accede ad un appuntamento tramite prenotazione effettuata telefonicamente, momento in cui vengono verificate le condizioni di salute del donatore. Dai volontari vengono poste delle domande mirate e quando la persona si presenta nel giorno stabilito insieme, viene sottoposta a controllo della temperatura, a visita medica e a tanti altri accorgimenti. Tutte le misure di sicurezza sono rigorosamente rispettate.
Come guidare la nostra scelta di aiutare il prossimo consapevolmente?
Il Covid non ci deve fermare e non dobbiamo permettere alla pancia di decidere al posto nostro, ma dobbiamo prendere la decisione con la testa. Nei centri viene garantita la salute di tutti, anche quella dei donatori. Non dobbiamo dimenticarci che anche gli altri hanno bisogno del nostro aiuto.
E i pazienti che necessitano di cure? Come possono rivolgersi al nosocomio con la sperata serenità?
Se siamo molto stressati il nostro sistema immunitario ne risente gravemente. Invito tutti coloro che hanno un sistema immunitario deficitario ad affrontare lo stress rivolgendosi magari telefonicamente ai propri medici, parlando se hanno bisogno di essere ascoltati. La paura del Covid non deve fare la parte del leone e ogni persona deve prendersi cura del proprio organismo. Con lo stress rischiamo di peggiorare il nostro stato di salute.
Un consiglio pratico su come è possibile cominciare ad affrontare la questione?
Agire per priorità è un modo razionale di mettere le decisioni di pancia in stand-bye. Devo dire a me stesso che se non vado dal medico quando è necessario il mio stato di benessere fisico ne risentirà sicuramente. Quindi è di primaria importanza chiedersi: cosa è più importante nella mia vita, proseguire le mie cure o farmi spaventare dal Covid? Ho bisogno di cure e questa è una priorità.
E se non si è in grado di risolvere il problema e stabilire quali siano le priorità?
Se ad esempio io non riesco ad affrontare il problema in questo modo e vedo che la mia pancia non mi farà seguire questo genere di consigli, prima che la situazione peggiori posso chiedere una mano, cioè una consulenza di uno psicologico che mi farà tracciare le priorità per la mia salute fisica e psicologica.
Ma a chi chiedere aiuto e come?
Le persone in questa condizione si possono rivolgere ai servizi territoriali delle aziende sanitarie locali, che sono al servizio dei cittadini. Nell’ordine degli psicologi ci sono dei professionisti in grado di occuparsi di questo tipo di difficoltà.