Dono e sicurezza nei centri trasfusionali. Le misure a tutela dei donatori

2020-12-14T13:24:39+01:00 14 Dicembre 2020|Regole|
Sicurezza centri trasfusionali di Laura Ghiandoni

Arriva il Natale e, pensando al rito del dono, e alle tante misure di sicurezza applicate in modo disomogeneo nelle varie aree del paese, è interessante porsi una domanda insolita, e che tuttavia oggi ci consente di introdurre un tema importante: per un donatore periodico o per chi volesse donare occasionalmente, in questo periodo in cui esiste un forte rischio assembramenti, è più sicuro frequentare i negozi o un centro trasfusionale?

Entrambi sono luoghi che hanno in qualche modo a che fare con il dono, ma sul tema del rischio da contagio epidemico è possibile che la percezione dei cittadini sulla sicurezza sia errata. Se pensiamo allo shopping natalizio, è facile immaginare una frequentazione dei negozi molto spensierata, mentre con la comunicazione dei media sui contagi nosocomiali potrebbe aver creato diffidenza e preoccupazione tra i donatori meno esperti, e tenerli lontani da un gesto così fondamentale. Per capire qual è la situazione, e informare i cittadini sui livelli di sicurezza dei luoghi in cui si dona, abbiamo intervistato tre referenti di ospedali e associazioni rappresentativi di tutto il territorio nazionale.

Grande sicurezza nel centro trasfusionale di Perugia

Mauro Marchesi, dirigente del centro trasfusionale di Perugia, spiega perché la risposta secondo lui è ovvia, e cioè perché il centro trasfusionale è più sicuro.

“Oggi sono in atto delle procedure precauzionali molto rigide, applicate da marzo e diventate routine. È applicata la triage con la misurazione della temperatura, la disinfezione delle mani, il distanziamento, la disinfezione straordinaria dei locali e, all’interno del centro trasfusionale sono obbligatori tutti i dispositivi di protezione individuale”. Inoltre: “Il contingentamento è rispettato”. Ma ancora di più: “E’ presente del personale che controlla che vengano applicate le regole rigorosamente anche tra i donatori”. E ultimo, ma non per importanza: “I medici e gli infermieri sono sottoposti a tampone antigenico tutte le settimane”.

Avis Catanzaro: “Non è pervenuta nessuna segnalazione da parte dei donatori”

“C’è il massimo del controllo nel centro trasfusionale, la sicurezza è ancora più rigida degli altri reparti, infatti il donatore è sano, e c’è una totale volontà di tutelarlo“. A testimoniare la situazione a Catanzaro è Franco Pietro Parrottino, presidente provinciale di Avis Catanzaro. “Prima di entrare viene sottoposto ad un percorso di triage. Nel nostro caso – come in molti altri ospedali – il donatore non entra nemmeno nella struttura ospedaliera”.

Inoltre: “Non ci è pervenuta segnalazione di donatore che faccia accenno ad un problema di sicurezza nel trasfusionale”. E continua: “Nel nostro caso abbiamo spostato la maggior parte della raccolta sangue nei centri urbani, nelle unità di raccolta e nelle sedi associative”.

Riguardo la sua ultima visita: “Oggi ero al trasfusionale ho dovuto misurare la temperatura prima di entrare e poi per entrare al reparto dell’ospedale l’ho misurata di nuovo. Non ho dubbi che tutto funzioni”.

Sardegna: “Rigida osservanza delle procedure”

“C’è stata qualche flessione nella diminuzione dei donatori dovuta alla rigida osservanza delle procedure” spiega Antonio Carta, presidente di Avis Sardegna, “perché per evitare assembramenti e per contingentare le entrate tutti gli appuntamenti vengono presi per telefono”. Nel dettaglio racconta: “Li distanziano di 10-15 minuti uno dall’altro per evitare che si creino code”.

Con una nota di soddisfazione aggiunge: “I donatori in questo periodo di epidemia hanno continuato a fidarsi dell’associazione rispettando il format di sicurezza che oggi è imprescindibile”. E conclude: “Il gruppo ha avuto una reazione encomiabile a questa imprevedibile pandemia”.