L’intervento dei media nazionali sulla questione emergenza sangue sembra sortire i primi effetti positivi in alcune aree del territorio nazionale. Alcuni centri trasfusionali, come quello di Cagliari, hanno ricominciato a raccogliere le prenotazioni per le donazioni, altri ancora attendono di farlo, ma il tam-tam diffuso dal coro di associazioni, pazienti, donatori e istituzioni, sembra aver dato una forte scossa vivifica al sistema sangue nazionale.
Del resto, nell’ultima settimana, erano diventate sempre più urgenti le segnalazioni di pazienti talassemici bisognosi di ricevere la trasfusione salvavita che, dopo aver raggiunto l’ospedale, sono stati congedati senza cura, o rimandati casa ad attendere l’arrivo delle scorte di sangue da altre regioni o le sacche frutto di giornate di raccolta straordinaria.
Per approfondire il tema abbiamo chiesto a Raffaele Vindigni, presidente di United Onlus, la federazione delle associazioni di pazienti talassemici, drepanocitici e con anemie rare, che cosa è successo negli ultimi giorni nel quotidiano di chi necessita di emocomponenti.
“In Sardegna giovedì hanno rimandato a casa senza ricevere una terapia 5 o 6 pazienti, e la regione in questi giorni sta affrontando un difficile momento. Già quindici giorni fa le cure disponibili per i pazienti su una buona parte del territorio italiano venivano offerte dai reparti specializzati in forma ridotta e dimezzata, ed era possibile intravedere l’arrivo di un’emergenza sangue a causa della diminuzione di donazioni nel periodo vacanze.
Negli ultimi giorni ci sono state segnalazioni in molte altre regioni: Puglia, Sicilia e Calabria. Anche il Lazio ha dimostrato di essere fortemente in carenza e alcune sacche per rimpinguare le scorte sono state trasportate dalla Campania gli ospedali laziali”.
In questo frangente, in cui il paziente talassemico è il primo ad accorgersi della gravità della situazione, la United Onlus, si è attivata nell’accendere il motore della spinta mediatica per evitare un probabile, quanto prossimo, peggioramento del quadro generale. Vindigni racconta:
“Ci siamo mossi circa 15 giorni fa rivolgendo una nota al nuovo presidente del Centro nazionale sangue e anche al Centro regionale sangue invitando le istituzioni a lanciare l’allarme attraverso i media nazionali. Venerdì ci siamo rivolti direttamente al ministero della Salute invitandoli a contattare i canali televisivi e i media.
In una condizione come questa l’approccio più efficace è appellarsi alle istituzioni manifestando l’urgenza di una rapida risposta da parte dei cittadini nell’ambito della donazione”.
Come è capitato a marzo, durante il Covid-19, l’appello della United onlus è stato diffuso in maniera capillare dalle istituzioni che rivolgendosi a giornali e telegiornali, hanno generato il pronto attivarsi dei donatori di sangue, reazione che ha rifornito le scorte al punto da far rientrare l’allarme e in alcuni casi superare la quantità di raccolta degli anni precedenti.
“Appellarsi ai canali televisivi che veicolano la notizia attraverso i servizi è utile in quanto la risposta dei cittadini italiani è congrua ai tempi dei pazienti che necessitano di cure subito e che sono in pericolo di vita. Andare a soffermarsi sui social come unico mezzo di comunicazione per sensibilizzare i cittadini alla cultura del dono è un approccio perfetto se si hanno a disposizione tempistiche a lungo termine. Ci sono messaggi che si creano per educare nel tempo con lungimiranza e messaggi che devono risultare efficaci in tempi rapidi”.
Vindigni si complimenta con Avis per la tempestività con cui ha operato nel passaggio al Tg5, con Fidas per il lavoro di comunicazione verso i giovani, e con Fratres, per la collaborazione con Donatorinati, l’associazione che coinvolge le forze dell’ordine nella donazione e commenta: “Grazie alle associazioni di donatori per l’immane lavoro svolto”.
Per ultimo annuncia: “A metà settembre lavoreremo su un nuovo programma per creare un livello di conoscenza del tema della donazione di sangue nelle scuole e in particolare nelle ultime classi delle superiori, per educare alla cultura della donazione di sangue nel lungo termine”.