I benefici dei plasmaderivati nella cura delle patologie
Come il plasma raccolto diventa farmaco salvavita

2020-07-27T13:09:46+02:00 27 Luglio 2020|Primo Piano|
di Laura Ghiandoni

Negli ultimi anni le associazioni hanno lavorato molto sul piano mediatico per diffondere tra i donatori e la comunità l’idea che l’importanza della raccolta plasma deve essere considerata strategica quanto la raccolta sangue. Mentre il sangue è necessario sia per gli interventi chirurgici, sia per le persone colpite da patologie ematiche, l’utilizzo del plasma oggi è in forte crescita perché viene utilizzato per la cura delle malattie che non hanno ancora un farmaco e vaccino, come l’ebola e il Covid-19, ma anche per tutte le patologie più o meno rare per le cui terapie sono necessari i plasmaderivati.

Che cosa sono i plasmaderivati

I medicinali plasmaderivati (Mdp) sono dei farmaci prodotti direttamente dal plasma, la parte liquida del sangue, composta da acqua, sali, enzimi, anticorpi e proteine. Tra le patologie che necessitano di questo tipo di farmaco vi sono le emorragiche come l’emofilia di tipo A e B, le patologie ereditarie del sangue, dell’apparato respiratorio e molte altre. Gli Mpd si chiamano “salvavita” perché senza i pazienti non potrebbero condurre una vita “normale”, e senza di essi dovrebbero fronteggiare un progressivo deterioramento del proprio organismo.

I tipi di plasmaderivati

L’albumina, è uno dei principali plasmaderivati. Si tratta di una proteina del plasma prodotta dalle cellule del fegato che si somministra per mancata produzione dell’organismo del paziente. Un altro principale Mdp sono le immunoglobuline, utili ai pazienti quando sono presenti patologie legate al sistema immunitario. L’antitrombina è una glicoproteina che agisce sulla coagulazione del sangue del paziente.

Esistono poi il fattore VII, VIII, quest’ultimo utilizzato nella patologia rara chiamata emofilia A, il fattore IV, utilizzato nel tipo di emofilia B e il XIII, e altri tipi di plasmaderivati.

Il viaggio del plasma donato

La necessità della materia prima biologica per produrre questo tipo di terapia salvavita comporta un attività di raccolta continua da parte degli ospedali in collaborazione con le associazioni di donatori volontari di sangue.

Questo nella logica della filiera del plasma italiana considerata un’eccellenza mondiale perché rifiuta la commercializzazione del prodotto ematico. Tutti coloro in salute che scelgono di donare in maniera gratuita e volontaria, cioè i donatori di sangue e plasma, permettono la preparazione di questo tipo di prodotto, evitando così che il sangue e il plasma debbano sottostare a distorte logiche di mercato, come avviene in altri paesi.

La lavorazione del plasma

Il plasma donato gratuitamente in Italia entra in un delicato sistema di lavorazione che è gestito via filiera industriale e secondo una regolamentazione statale che garantisce il plasma come risorsa pubblica in ogni fase del processo di lavorazione. Il plasma raccolto è inviato alle industrie, che lo frazionano in conto terzi, e lo restituiscono alle aziende sanitarie – e dunque al cittadino – sottoforma di Mpd.

La materia biologica durante la lavorazione compiuta da aziende specializzate, viene inattivata e sottoposta ad una serie di test che verifichino e garantiscano la totale sicurezza del prodotto ematico che verrà somministrato ai pazienti nella forma del Mpd scelta.

Che cos’è l’autosufficienza nazionale

L’Italia oggi per garantire le cure con i plasmaderivati ai propri cittadini è autosufficiente al 70%. Per la restante quota di fabbisogno dipende dalla produzione di altri paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti, e deve ricorrere al mercato. Nel caso si presentasse un’imprevista carenza dell’emocomponente a livello mondiale, e una conseguente chiusura dei mercati, l’Italia, dunque, potrebbe avere difficoltà a offrire le suddette terapie ai pazienti.

Per gestire ogni situazione nel lungo periodo, affinché il nostro Paese possa raggiungere anno dopo anno quote sempre più ampie di autosufficienza, il sistema sanitario ha stilato il “Programma nazionale di raccolta plasma”, un piano ci permette di stabilire con anticipo le necessità presenti sul territorio e di avviarci nell’obiettivo comune di raggiungere il quantitativo di plasma stabilito per il fabbisogno annuale. Gli ottimi risultati appena conseguiti dal nostro Paese per la prima metà del 2020 sono stati da poco diffusi dal Centro nazionale sangue.