Nessun rischio e pericolo, né per i pazienti né per i donatori. Il nuovo ceppo di coronavirus, che ha messo in allerta l’intero sistema cinese, non è un pericolo per chi decide di donare sangue o riceverlo in Italia. A fare luce sul tema che ha messo in allarme parte dell’opinione pubblica è Giampietro Briola, presidente di AVIS Nazionale. Il dirigente dichiara sul sito dell’associazione: “Si tratta di una sindrome i cui rischi, al momento, sono legati soltanto alla Cina», e aggiunge, rispondendo a chi si chiede come il sistema sangue italiano reagirà per tutelare ancora di più i pazienti: «Al massimo sarà sufficiente sospendere per un periodo l’attività, come del resto avviene con qualsiasi altra patologia virale».
Parlando del rischio epidemia che potrebbe diffondersi in occidente commenta: “Fortunatamente questo pericolo non c’è perché, a differenza di quanto avvenne con il caso della Sars (una forma di polmonite atipica diffusasi sempre dalla Cina nel 2002, ndr), in questo caso si è tenuta una gestione politico-sanitaria di condivisione su risultati e tipologia di infezione, che ha permesso di scansionare, in tutti gli aeroporti, i passeggeri provenienti dalle zone di contagio”.
Sul sito del Ministero della Salute è possibile leggere le specifiche di questo tipo di ceppo che ancora non è identificato dall’uomo. Secondo le informazioni pubblicate sarebbe di derivazione animale come è già successo in passato. Nel 2002 la SARS coronavirus è stata trasmessa dagli zibetti agli uomo, nel 2012 in Arabia Saudita il MERS coronavirus è stato trasmesso dai dromedari all’uomo. “Si tratta di una sindrome che ha sintomi prettamente influenzali” spiega Briola, e, benché non esista ancora un vaccino, conclude: “Possiamo dire che chi è vaccinato per l’influenza può contare su un livello di copertura maggiore rispetto a chi non lo ha fatto”.