Avis: “Il settore trasfusionale sia al centro delle politiche sanitarie”

2022-09-06T15:20:37+02:00 6 Settembre 2022|Attualità|
Avis

L’autosufficienza di sangue e plasma deve essere al centro delle politiche sanitarie. Lo ribadisce con forza l’Associazione volontari italiani del sangue.

“Rendere sempre più capillare la raccolta sangue sul territorio italiano – spiega l’Avis – e incrementare il numero di medici e infermieri impiegati in queste attività. Sono solo due dei principali obiettivi che abbiamo voluto illustrare nell’ambito di una campagna, dal titolo #DiamoDiPiù, partita sui nostri canali social per porre l’attenzione sulle principali esigenze del sistema trasfusionale italiano”.

Sulla questione interviene direttamente il presidente di Avis nazionale, Gianpietro Briola: “Quello che stiamo attraversando è un periodo storico estremamente delicato, in cui si stanno delineando nuovi scenari non solo in ambito italiano, ma anche internazionale. In questa fase così cruciale è necessario che il Paese prenda consapevolezza delle necessità di un settore, quello trasfusionale, da cui dipendono molte attività sanitarie, da quelle emergenziali a quelle di routine”.

Nei primi sei mesi del 2022 si è registrato un calo del 4,2% nella raccolta di sangue e addirittura del 4,4% in quella di plasma.

“Se da un lato questa flessione va ricondotta in buona parte alla variante Omicron – continua Briola -, non possiamo dimenticare che da ormai troppi anni registriamo una grave carenza di personale sanitario impiegato nelle strutture trasfusionali. Tutto ciò ha provocato delle ripercussioni negative sulle attività di raccolta, che infatti hanno subito una riduzione. I dati parlano chiaro: nel nostro Paese ci sono meno di 5 centri trasfusionali ogni milione di abitanti e il numero di professionisti sanitari operanti in tali strutture ogni 100.000 persone è inferiore a 13. Spostando l’attenzione al plasma, l’Italia è ancora costretta a importare dall’estero circa il 25% dei farmaci prodotti con questo emocomponente indispensabile nella cura dell’emofilia, delle immunodeficienze primitive e secondarie, di alcune patologie neurologiche, nella prevenzione di tetano, dell’epatite B e nei trapianti. Se vogliamo affrancarci definitivamente dai Paesi stranieri – precisa il presidente Avis – bisogna diffondere capillarmente su tutto il territorio nazionale i punti prelievo per la raccolta di plasma. Auspichiamo che un sostegno concreto al raggiungimento di questo obiettivo possa arrivare dai 6 milioni di euro annui previsti dalla recente legge di conversione del Ddl Concorrenza e destinati agli interventi di miglioramento organizzativo delle strutture dedicate alla raccolta e alla conservazione del plasma”.

Secondo l’associazione, per poter meglio rispondere alle esigenze del sistema sanitario è fondamentale incrementare l’indice di donazione individuale, fermo all’1,6%. “Un traguardo che possiamo e dobbiamo centrare – esorta Avis – rispondendo maggiormente alle esigenze dei donatori, che non sempre riescono a conciliare i propri impegni personali e lavorativi con gli orari di apertura dei punti di raccolta. A questo bisogna aggiungere le difficoltà che incontrano nel compiere il proprio gesto di solidarietà in modo periodico e costante a causa dell’eccessiva distanza da tali strutture. Ecco perché bisognerebbe incentivare le aperture pomeridiane e avvicinare maggiormente i centri trasfusionali alla cittadinanza attraverso il loro inserimento nelle nuove Case di comunità”.

Infine, un appello: “Cittadini, associazioni e istituzioni, collaborando insieme, possono costruire un sistema trasfusionale sempre più moderno ed efficiente. Per questo abbiamo raccolto tutte queste istanze sotto l’hashtag #Diamodipiù, perché la salute è un diritto di tutti e tutti dobbiamo procedere nella stessa direzione affinché sia sempre garantita”.