Ha mancato di “dirigere, autorizzare e sorvegliare” sulla circolazione di sangue ed emoderivati. Il tribunale di Napoli ha condannato, con questa accusa, il ministero della Salute a risarcire con 700mila euro i parenti di una donna che, 43 anni fa, venne sottoposta a una trasfusione di sangue, poi rivelatosi infetto.
L’operazione si rese necessaria dopo che la paziente subì una perdita di sangue avvenuta durante il parto cesareo. A seguito di quella trasfusione dopo qualche anno si manifestò il virus dell’epatite C che poi si trasformò in cirrosi. La donna, che non accusò nessun sintomo fino al 1995, morì nel 2013 per via di uno scompenso cardiaco.
La sentenza è stata emessa lo scorso 15 novembre e l’ha resa nota, come riporta l’Ansa, il legale della famiglia, Maurizio Albachiara.
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