Il sistema sangue italiano come modello per l’estero
Le verità che ci lascia il workshop della Fiods a Roma

2019-10-25T18:55:56+02:00 25 Ottobre 2019|Regole|
donatore di Emiliano Magistri

Sviluppare sistemi pratici ed efficienti per adottare anche all’estero il sistema sangue italiano. Si chiude con questa sfida il workshop tenutosi venerdì 25 ottobre all’hotel Ergife Palace di Roma intitolato “La donazione del sangue nel terzo millennio: etica, società, educazione, associazionismo”.

Promosso dalla Fiods (la Federazione internazionale delle organizzazioni di donatori di sangue), l’appuntamento ha rappresentato un’occasione di confronto sulle best practices da attuare non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi europei ed extraeuropei. Volontariato, corretti stili di vita e dibattiti sul contributo che i donatori possono dare allo sviluppo di questi temi, primo tra tutti quello della donazione non remunerata, sono stati al centro delle discussioni che hanno visto alternarsi i rappresentanti di associazioni e istituzioni coinvolte nel sistema trasfusionale.

“L’autosufficienza, legata alla sicurezza di donatori e pazienti, è una delle sfide che dobbiamo vincere a livello internazionale – spiega a DonatoriH24 Alice Simonetti, consigliera nazionale Avis e delegata europea Fiods -. Per fare questo è necessario migliorare sempre più l’organizzazione del sistema sangue e individuare punti in comune con le altre nazioni per sviluppare strategie concertate ed efficienti”. Ma non solo. Il dato che emerge dall’Ergife è che il sistema della donazione volontaria periodica e non remunerata è non solo un vanto tutto italiano, ma un vero e proprio modello da esportare e applicare anche oltre i nostri confini: “La scelta etica dei nostri donatori deve restare tale come lo è stata finora anche grazie alla collaborazione tra associazioni e autorità sanitarie. Una sinergia sempre più necessaria se vogliamo mantenere questi standard di efficienza”.

Tra gli interventi della giornata, significativo è stato quello del dottor Yu, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità. Proprio l’Oms, infatti, fin dal 1975, ha sempre lavorato per incentivare la donazione volontaria e non remunerata: “Ecco perché – conclude Simonetti – sviluppare sistemi pratici ed efficaci per introdurre anche all’estero il nostro sistema potrebbe essere la soluzione vincente”.

Significativo il messaggio inviato dal presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola, che per impegni istituzionali precedentemente assunti, non è potuto intervenire al workshop: “Il cammino intrapreso, e che oggi vede una nuova tappa verso la Giornata mondiale del donatore del 2020, deve essere un momento importante per sottolineare e ribadire il valore della donazione etica e non remunerata del sangue e del plasma, quale strumento di rispetto e di crescita sociale e comunitaria. Per quanto di contributo italiano, deve essere un momento per ribadire e difendere il nostro sistema nazionale e la sua strutturazione e organizzazione. Deve essere insieme occasione per rendere evidenza alla Legge 219, che regola il nostro sistema e che vogliamo mantenere e difendere intatta contro ogni possibile tentazione di modifica che offuschi l’eticità dell’intero percorso: dal donatore al paziente, per i globuli rossi e i plasmaderivati”.

LEGGI la notizia della pubblicazione del programma di autosufficienza nazionale