Epatite C, ecco perché l’Italia può
raggiungere gli obiettivi fissati dall’Oms

2019-06-13T17:46:26+02:00 14 Giugno 2019|Primo Piano|
di Emiliano Magistri

Circa 180mila pazienti curati grazie alle nuove terapie antivirali che portano a raggiungere la clearance virale e, conseguentemente, la guarigione dall’epatite C. Sono solo alcuni dei numeri che riguardano il nostro Paese e che sono stati presentati nel corso del convegno “HCV: Be Fast, Be Different” in programma a Roma in questi giorni all’A.Roma Lifestyle Hotel.

Il professor Massimo Andreoni

I trattamenti avviati rappresentano circa il 95% a fronte dei 240 mila previsti per il triennio 2017-2019, un risultato che, come ha spiegato Massimo Andreoni, professore ordinario di Malattie infettive all’università capitolina di Tor Vergata, “non deve far passare in secondo piano il lavoro che resta da fare. Attualmente sono oltre 200mila gli italiani rimasti da trattare e molti di questi rischiano la degenerazione dell’epatite C in cirrosi epatica o tumore del fegato, con conseguenti costi sociali di centinaia di milioni di euro l’anno legati alla gestione di queste condizioni cliniche”. Tuttavia i risultati ottenuti finora rappresentano un segnale incoraggiante: “I dati delle varie regioni italiane – prosegue – ci permettono di stabilire che l’Italia è tra i nove Paesi al mondo che potranno raggiungere l’obiettivo prefissato dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità, ndr) di ridurre entro il 2030 del 90% le nuove infezioni e del 65% i decessi dovuti all’epatite virale”.

Il professor Mario Angelico

A oggi nel mondo ci sono circa 71 milioni di persone affette dal virus dell’epatite C e l’Italia è una delle nazioni europee più esposte a questo virus. Nel Lazio, regione “padrona di casa” del convegno, sono stati trattati circa 15mila pazienti in riferimento al criterio 1 dei parametri Aifa (cioè quelli con cirrosi in classe di Child A o B e/o con epatocarcinoma con risposta completa a terapie resettive chirurgiche): i soggetti coinvolti sono stati principalmente maschi di età compresa tra i 50 e i 59 anni.

Come ha spiegato Mario Angelico, professore ordinario di Gastroenterologia all’università di Tor Vergata, “il convegno è un modo per illustrare i vantaggi legati all’introduzione delle nuove molecole, che hanno permesso di mettere a punto una terapia in grado di agire con estrema sicurezza, consentendo l’eradicazione del virus in poche settimane di trattamento senza effetti collaterali. L’ostacolo che resta è identificare il sommerso (quella fetta di persone a cui ancora non è stata diagnosticata la patologia o che ignorano di averla, ndr) sul quale non vi sono stime affidabili a livello regionale, ma è verosimile che nel Lazio vi possano essere circa altri 20mila pazienti affetti da HCV”.