Un esame del sangue per cercare la presenza dell’anticorpo anti AQP-4 IgG. È quello che bisogna fare per diagnosticare la neuromielite ottica, una malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale a cui sono soggette le persone che rientrano nella fascia d’età fra i 35 e i 45 anni.
Distinta solo nel 2005 dalla sclerosi multipla, che colpisce in età più giovane, questa patologia è più frequente tra le donne ed è provocata dalla presenza di un anticorpo che colpisce l’acquaporina 4, la cosiddetta “proteina canale” degli astrociti, le cellule della neuroglia che si trovano nel sistema nervoso centrale. Si occupano di regolare l’afflusso di acqua nei tessuti nervosi e le attività elettriche dei neuroni: tra i loro “compiti” c’è quello di proteggere la mielina, la membrana plasmatica delle cellule della neuroglia che rivestono il neurone. Attaccando questo canale, l’anti AQP-4 IgG genera l’infiammazione che distrugge la guaina mielinica.
Uno dei primi segnali dell’affacciarsi della malattia è rappresentato dal progressivo abbassamento della vista, a cui poi si aggiungono senso si spossatezza, dolori al collo, incontinenza, problemi alla schiena e difficoltà nei movimenti. Dopo un esame del sangue per verificare la presenza dell’anticorpo, grazie alla risonanza magnetica è possibile capire se effettivamente si è in presenza di un interessamento del midollo spinale e del nervo ottico.
Nella fase in cui la patologia si è appena manifestata, la terapia standard è quella a base di anti-infiammatori, generalmente cortisonici. Quando invece la fase diventa cronica, allora si ricorre a immunosoppressori come il metotrexate o il micofenolato, oppure a farmaci biologici come il rituximab.