Un appello alla città per cercare nuovi donatori e sopperire alla carenza di sangue con cui, stabilmente, convive il territorio. È quello che ha rivolto ai cittadini di Messina la dottoressa Roberta Fedele, direttrice dell’Unità Operativa di Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Papardo. Una situazione di difficoltà con cui la struttura e il capoluogo siciliano sono alle prese da tempo e che la dottoressa ha voluto spiegare a DonatoriH24, analizzando nei dettagli cosa tutto questo comporta all’attività dell’ospedale e non solo.
Dottoressa, la carenza di sangue è un problema con cui convivono diverse città e regioni italiane: qual è, nel dettaglio, la situazione di Messina?
Qui purtroppo dobbiamo fare i conti con una costante carenza di donatori. La nostra non è una città autosufficiente, basti pensare che ogni anno contiamo circa 8mila sacche di sangue in meno rispetto alle necessità. L’attività trasfusionale dell’ospedale Papardo è supportata dagli altri centri regionali: quelli che, per loro fortuna, eccedono nelle unità di sangue raccolte, aiutano la nostra struttura sanitaria e il policlinico universitario.
C’è un motivo per cui, soprattutto in questo periodo, si devono fare i conti con una simile emergenza?
Purtroppo i mesi invernali sono i peggiori dell’anno a causa dei virus influenzali che costringono al letto decine di persone. Tra queste, anche molti donatori che quindi non possono presentarsi nei centri trasfusionali. Un’altra fase dell’anno delicata è quella estiva, complici le partenze per le vacanze. Da qui è nata l’esigenza del mio appello: occorre sensibilizzare la città per far sì che si facciano avanti nuovi donatori.
Quali sono i numeri ottenuti nell’ultimo periodo e quali gli obiettivi da raggiungere?
Il 2018 è stato un anno piuttosto positivo, perché abbiamo raccolto più sangue intero e il 4% in più di plasma rispetto al 2017. Tuttavia non basta, dobbiamo far sì che questi dati aumentino. Come centro, parlando dell’ospedale Papardo, siamo riusciti ad aumentare le donazioni di oltre il 30%, in particolare quelle di plasma. L’obiettivo è quello di arrivare tra le 4mila e le 5mila unità annue di sangue intero. Lo scorso anno siamo passati da 400 a quasi 700, per il 2019 puntiamo a superare le mille per arrivare, entro tre anni, alle cifre necessarie all’autosufficienza.
Come ha risposto Messina al suo appello?
Devo dire che la prima risposta è stata positiva. Il messaggio è arrivato a destinazione e negli ultimi giorni abbiamo contato già dieci donatori in più. Il problema è tutto nella qualità della comunicazione e dell’informazione che viene fornita ai cittadini. La nostra città, se ben stimolata, risponde al coinvolgimento degli addetti ai lavori.