Civiltà, altruismo e sensibilità sociale. Dare il proprio consenso alla donazione degli organi racchiude tutto questo. Oltre che per uno sviluppo maggiore delle coscienze, in Italia il numero delle donazioni di organi e tessuti è in aumento grazie ai progressi della medicina e della chirurgia. Sempre più organi, in precedenza considerati non idonei, vengono resi fruibili e sempre più “prelievi” vengono effettuati da donatori anziani, così da aumentare il numero delle disponibilità degli organi e ridurre il tempo delle liste di attesa.
Ma come bisogna fare per dare il proprio consenso alla donazione? Cerchiamo di capirlo in pochi, ma importanti, passaggi.
COME FORNIRE IL CONSENSO
La dichiarazione della volontà di donare gli organi è regolamentata dalla legge n.91 del 1 aprile 1999 e successivi. Può essere espressa per mezzo di una dichiarazione scritta da allegare ai propri documenti, nel Comune di residenza o registrando la propria volontà nella Asl di appartenenza. In assenza di volontà contraria esplicita del defunto, sarà la famiglia (il coniuge non separato o il convivente o, in mancanza, i figli maggiori di età o, in mancanza, i genitori) a non opporsi o a documentare l’opposizione del defunto al prelievo degli organi.
COME SI DONA, CHI PUÓ DONARE E QUALI SONO GLI ORGANI UTILIZZABILI
La donazione di un organo può avvenire non solo da cadavere, ma anche da vivente, ovviamente compatibilmente con l’organo o il tessuto che deve essere prelevato. Gli organi che possono essere utilizzati ai fini di un trapianto sono: cuore, reni, fegato, polmoni, pancreas e intestino. I tessuti, invece, sono: pelle, ossa, tendini, cartilagine, cornee, cellule staminali, cordone ombelicale, valvole cardiache, utero e vasi sanguigni. Gli unici divieti valgono per cervello e gonadi. A meno di patologie particolari o incompatibilità, potenzialmente siamo tutti donatori, al di là dell’età: tuttavia è necessario che ogni caso venga valutato volta per volta. Per il ragionamento inverso, siamo tutti potenziali riceventi.
DIFFERENZE DI DONAZIONE DA VIVENTE O DA CADAVERE
È possibile donare in parte o per intero alcuni organi o tessuti, se il prelievo non compromette la sopravvivenza o la salute del donatore vivente. Questo tipo di donazione, dopo un consulto medico e psicologico, avviene generalmente tra parenti e consanguinei, ma possono verificarsi anche casi di donazione da terzi. Per quanto riguarda invece le donazioni da cadavere, quelle cioè più diffuse, occorre fare una distinzione tra morte cerebrale a cuore battente e morte cardiaca. Se per la seconda non esistono dubbi sulla fine delle funzioni vitali, per la prima, a volte, l’idea che il cuore continui a battere, in particolare nelle famiglie, trasmette quella speranza che la morte non sia ancora sopraggiunta. In realtà, quando ci si trova di fronte a una morte cerebrale, purtroppo va esclusa qualsiasi possibilità di ripresa, anche in relazione al fatto che il cuore, dopo poco, cessa di battere. Tuttavia, l’attività cardiaca successiva alla morte cerebrale è fondamentale per continuare a garantire la circolazione sanguigna e conservare gli organi così da renderli utili a un prelievo. Prelievo che oggi, grazie a innovazioni tecnologiche, è possibile effettuare anche a cuore fermo, conservandone la vitalità con una circolazione forzata extracorporea durante i tempi (20 minuti in Italia, 5 nel resto del mondo), che la legge impone per accertare il decesso. Questa pratica di eccezionale progresso scientifico consente di conservare l’organo in condizioni idonee alla ripresa per una seconda vita.
A CHI FINISCE L’ORGANO DONATO
In base a una lista d’attesa dei pazienti che necessitano di un trapianto, l’organo prelevato verrà assegnato secondo criteri di idoneità, compatibilità e urgenza valutati dai medici. In base alla legge italiana, il ricevente non può avere informazioni sul donatore, cosa che invece è permessa negli Stati Uniti.