Si tratta di uno dei medicinali più comuni e diffusi. Quando si parla di influenza non si può non pensare all’Aspirina, nome che indica generalmente l’acido Acetilsalicilico. Indicato per molteplici usi, dall’utilizzo come antinfiammatorio a quello come antipiretico in caso di influenza, fino a scopo precauzionale, come nel caso dell’aspirinetta, per prevenire eventuali infarti, ha in quasi tutti gli armadietti dei medicinali un posto fisso.
Eppure l’aspirina è uno di quei farmaci controindicati in caso di donazione. La sua azione infatti funge anche da antiaggregante e fluidificante del sangue, non rendendolo idoneo per la donazione. Come per tutti i medicinali si può riprendere a donare solo dopo un periodo di sospensione del farmaco.
«L’aspirina – ha spiegato a Donatorih24.it il dottor Luca Pierelli, direttore del reparto di medicina trasfusionale e cellule staminali dell’Ospedale San Camillo di Roma – è un antiaggregante e per certe donazioni, come ad esempio nel caso di donazione delle piastrine, non va bene. Bisogna aspettare almeno 4-5 giorni dall’ultima volta che si è assunto il farmaco per tornare a donare. Ci sono casi in cui si prende l’aspirinetta per tenere sotto controllo il cuore e in questi casi non si può donare se non si sospende l’assunzione. Tuttavia se si prende l’aspirina per stato infiammatorio, basta aspettare una settimana prima di recarsi a un centro trasfusionale».
La scoperta dell’acido acetilsalicilico, composto scarsamente presente in natura ma principalmente di sintesi, è dovuta al chimico francese Charles Frédéric Gerhardt. Il nome Aspirina invece deriva da “aspirin”, e indica la propria produzione industriale di acido acetilsalicilico. Prodotto che fu realizzato e brevettato dalla Bayer il 6 marzo 1899.