La Regione Lazio negli ultimi anni ha dotato il sistema trasfusionale di tecnologie all’avanguardia, mettendo in campo azioni volte a intervenire sulle criticità nel breve e lungo periodo. In un contesto gravato dall’assenza di una piena autosufficienza ematica, che si accentua su tutto il territorio nazionale durante i mesi estivi, sono state decisive le sinergie tra Regione, Aziende sanitarie, Enti locali e Associazioni di settore, che hanno cooperato per agevolare i processi di raccolta e monitoraggio.
Donatorih24 ha fatto il punto della situazione nel pieno del periodo più critico per l’approvvigionamento, con la Dott.ssa Stefania Vaglio, responsabile del coordinamento del Centro regionale sangue (Crs) della Regione Lazio.
Qual è la situazione attuale della raccolta sangue nel Lazio? Il trend di luglio e agosto ha soddisfatto le aspettative?
Possiamo dare indicazioni di massima sui numeri, in quanto non sono ancora validati. Prendendo in esame il periodo da gennaio a maggio 2018 si conferma un trend stabile con una leggera flessione della donazione. Per quanto riguarda giugno e luglio, i dati non sono ancora stati inseriti nel Sisstra (Sistema informativo dei servizi trasfusionali, ndr), anche se abbiamo sollecitato i servizi trasfusionali a farlo. Abbiamoperò una visione di come sta andando il sistema. La raccolta non ha avuto l’andamento che speravamo, dato che la Regione è gravata da un problema di autosufficienza, obiettivo a cui noi miriamo, anche se va detto che purtroppo anche a livello nazionale si registra un calo di donazioni. In altre regioni può pesare fino a un certo punto, nella nostra ci preoccupa».
Quali misure sono state attuate per far fronte alle emergenze e sanare le criticità?
«Per quanto riguarda le contingenze, abbiamo affrontato immediatamente la questione West Nile Virus, anche se nel Lazio la positività ancora non c’è. Se però i nostri donatori nel periodo estivo vanno a villeggiare in località dove la diffusione esiste, quando poi rientrano dovremmo sospenderli per 28 giorni ed è un lusso che non ci possiamo permettere. Per questo, già dalla fine di giugno è stata introdotta nella Regione Lazio la possibilità di fare il test sul donatore mirato. Se si va a donare oggi e si è stati in una zona endemica, ci si sottopone al test di screening e si può donare, così una sacca di sangue viene recuperata a vantaggio dei pazienti e dell’intero sistema.
Per il virus Chkungunya l’anno scorso ci sono state delle difficoltà…
Lo scorso anno per il virus cChikungunya purtroppo non c’era il test di screening, ma era solo diagnostico e abbiamo dovuto attuare la sospensione con tutti i disagi che questa comporta. Ora lo abbiamo, grazie a un lavoro preparatorio enorme messo in atto dalla Regione. Come da indicazione dal centro nazionale sangue e ministero della Salute, ci stiamo già preparando per le influenze autunnali, così da poter vaccinare per tempo i nostri donatori.
Quali attività di educazione e formazione alla cultura del dono sono state promosse?
Come sempre sono attive misure di sensibilizzazione al dono, realizzate grazie alle associazioni di settore che supportano molto il nostro lavoro. I donatori dal 1 luglio al 15 ottobre hanno ora la possibilità di usufruire della visita gratuita ai musei civici. Non si tratta di una forma di remunerazione, ma è un riconoscimento della funzione civica e sociale del significato del dono, che lega la formazione culturale a quella solidaristica.
Cosa si sta facendo per monitorare la raccolta? A quando un sistema gestionale informatico centralizzato?
«Uno dei problemi è quello di gestire in tempo reale l’andamento dell’attività di raccolta. In ogni regione sono presenti tanti sistemi gestionali informatici e questo comporta che l’organizzazione dell’attività di donazione e trasfusione si svolga in modo non univoco, perché frammentata in tanti database che non parlano sempre tra loro. Nel lazio è stata fatta una gara, aggiudicata, per dotare tra qualche mese la Regione di un sistema unico. Il donatore sarà così conosciuto dappertutto indipendentemente da dove dona e non avrà l’obbligo di recarsi in determinate sedi. Questo porterà vantaggi in termini di gestione delle scorte e acquisizione di dati.
Qual è la situazione dei punti di raccolta temporanei?
Nella Regione Lazio c’è sempre stata una polverizzazione dei punti di raccolta. Nel momento in cui abbiamo iniziato il percorso di accreditamento, abbiamo fatto una mappatura dei temporanei come parrocchie e scuole, anche perché di tutti questi punti fino a pochi anni fa non si aveva un’idea precisa e parliamo di centinaia e centinaia. Li abbiamo visionati tutti ed è stato un lavoro difficile, ma dovevamo verificare se erano idonei e soddisfacevano i requisiti previsti dalla legge.
Oggi il numero dei centri è soddisfacente?
Abbiamo dovuto rinunciare ad alcune strutture perché non erano più al passo con i tempi, anche perché oggi servono altri sistemi, adeguati, efficienti, con personale preparato e cortese. Ora abbiamo meno di un terzo dei punti di raccolta temporanei di prima, con la necessità di spostare il donatore altrove e convincerlo a muoversi e in questo a volte riscontriamo una certa resistenza. Per cercare di venirgli incontro, abbiamo accreditato un numero di autoemoteche moderne con tecnologie di ultima generazione, ne abbiamo tre di proprietà del Crs che diamo alle associazioni e ai servizi trasfusionali a titolo gratuito per fare attività di raccolta, seguendo un calendario predisposto coordinato da noi e in base alle richieste del sistema.
Che si può fare per facilitare il percorso del donatore?
Un provvedimento di ampio respiro su cui sicuramente bisogna lavorare è quello di incrementare il personale, cosa che consentirebbe una diversa modulazione dell’orario di apertura a vantaggio dei donatori, che non necessariamente possono venire a donare la mattina. In alcuni centri è difficile restare aperti di domenica e tanti, contrariamente a quanto si pensa, vogliono donare nella giornata di riposo per non mancare al lavoro. Cominciare a pensare di donare di pomeriggio sarebbe un modo per andare incontro alle esigenze del donatore, ma serve personale per questo, è tutto legato a doppio filo.
A che punto è la gestione della terapia trasfusionale? Come migliorare la gestione dei consumi per creare equilibrio?
Garantire l’appropriatezza dell’utilizzo dei consumi a livello nazionale è un focus recepito benissimo dalla nostra Regione. Si deve lavorare sull’incremento della raccolta, ma contemporaneamente riuscire a ridurre il consumo, che non significa smettere di trasfondere i pazienti, ma farlo bene con meno sprechi. La nostra priorità è garantire la correttezza della terapia trasfusionale e questo risponde ai criteri fondamentali di tutela del donatore e ricevente. Il donatore è l’unico tipo di utente che entra in ospedale perché è sano e deve uscirne sano. Senza sprechi valorizziamo l’importanza del dono.