Chi non ha sempre contemplato la possibilità di donare sangue, parimenti a chi questo mondo lo conosce bene, avrà certamente familiarità con una certa mitologia fiorita negli anni intorno alle presunte cause che impedirebbero ai più di prestarsi a questa forma di volontariato.
Tra autentiche leggende metropolitane e disinformazione, dunque, i miti da sfatare sono davvero innumerevoli.
Il donatore come superuomo
Partiamo dai più comuni. Quando a molti si chiede il perché della scelta di non donare, le obiezioni più ricorrenti che ci sente opporre sono spesso legate allo stato di salute e alle abitudini di vita. “Non godo di una salute di ferro”, “Non pratico sport”, “Ho la pancetta”, “Sono troppo magro”, “Ho un regime di vita molto disordinato”… e via dicendo, nella convinzione che il donatore tipo debba necessariamente rappresentare una sorta di creatura fuori dal comune, dalla salute accomunabile a quella di un atleta olimpionico o di un supereroe.
Niente di più falso, ovviamente, perché pur nella rigidità dei requisiti fissati dalla legge, per donare non occorre essere una perfetta “macchina biologica”.
Si obietterà che tra i requisiti di temporanea esclusione figurano l’anemia, i bassi valori di ferritina ed emoglobina, e ancora l’essere sottopeso o avere valori delle transaminasi oltre la norma. Ma gli standard richiesti, fissati a chiare lettere dal Decreto Ministeriale del 2 novembre 2015 nel suo Allegato III, posseggono una loro assoluta flessibilità. Ragion per cui un qualsiasi individuo con valori del sangue nella norma e senza gravi problematiche mediche, pur non essendo un atleta e nonostante una vita sedentaria e abitudini alimentari non impeccabili può serenamente partecipare alle attività di donazione.
Poco importa, dunque, il fatto che non si abbia un temperamento sportivo, si ami la buona tavola o non si sprizzi di energia in ogni momento della giornata.
Sono troppo vecchio
Altro mito da sfatare è relativo all’età. In tanti pensano di essere fuori tempo massimo per poter contribuire alla raccolta di sangue, ignorando il fatto che il limite di età è fissato a 65 anni sebbene la legge ammetta anche deroghe fino a 70 anni, in presenza di condizioni di salute ottimali.
Sono vegano/vegetariano
Un mito di recente apparizione al progressivo diffondersi del fenomeno dell’alimentazione vegetariana o vegana. L’errata idea che tiene in molti lontano dal mondo della donazione è che il mancato consumo di carni o alimenti di origine animale renda inadatti a partecipare alla raccolta sangue. Niente di più errato, ovviamente, perché sebbene le istituzioni mediche nazionali e le associazioni guardino con attenzione a questo tipo di diete, che spesso coincidono con bassi livelli di emoglobina o ferro nel sangue, gli scrupolosissimi controlli posti in essere prima di ogni prelievo garantiscono un ampio margine di sicurezza. Per cui, benvenuti vegani e vegetariani.
La donazione richiede troppo tempo
Nella convulsa e rutilante esistenza di ognuno di noi c’è spesso ben poco spazio per tutto ciò che esuli dalle attività pratiche. Le giornate si fanno sempre più frenetiche e anche il tempo da dedicare alla solidarietà ne fa inevitabilmente le spese. Ciò detto, un mito che va assolutamente sfatato è quello legato al fatto che l’atto del donare il sangue richieda troppo tempo, in termini di prelievi, analisi e difficoltà nel reperire luoghi idonei a donare.
In primo luogo, quasi ogni città dispone di sedi associative, laboratori e strutture organizzate che presentano condizione idonee alla donazione del sangue. Frequentissime e capillari sono poi le attività condotte dalle associazioni su base nazionale. Infine i tempi tecnici. Mentre le analisi preliminari sul donatore richiedono pochi minuti, la donazione di Sangue intero ha una durata massima compresa tra i 5 e i 7 minuti. Tempi leggermente più lunghi, ma comunque tollerabili, sono previsti per la donazione del plasma (tra i 35 e i 40 minuti), ma va precisato che questo tipo di prelievo avviene in modo assai occasionale e su appuntamento dietro partecipazione volontaria a una lista d’attesa. In altre parole, 35-40 minuti in una giornata magari libera del fine settimana, e previamente concordata, con tutti i comfort che ne conseguono.
Stesso dicasi per le piastrine, il cui prelievo richiede da 1 ora a 1 ora e mezza, ma la cui donazione viene previamente concordata su appuntamento e ha carattere di assoluta occasionalità se paragonata alla donazione del sangue intero.
Temo per i miei dati sensibili
Una preoccupazione legittima in un’epoca di rapida circolazione e monetizzazione di delicati dati personali, ma insussistente nel caso della donazione del sangue: i dati raccolti sono custoditi in modo riservatissimo, per solo uso interno, protetti a norma di legge, e utili solo alla tutela della salute del donatore così come di quella dei beneficiari della donazione. Nessun rischio, dunque, che i propri dati vengano in qualche modo divulgati.
Sono fumatore
Il fumo, si sa, non fa certo bene, ed è compatibile con l’insorgenza di moltissime patologie. Ma non rappresenta di certo un’esimente per la donazione del sangue. Fumino come e quanto vogliono gli eventuali volontari. Perché a contare, in questo caso, è lo stato di salute complessivo, e non il numero di sigarette o la passione per le bionde.
Mi sentirò debole o accuserò svenimenti e capogiri
Un timore assai diffuso tra i non donatori è quello di avvertire stati di debolezza o svenimento a seguito dei prelievi. Niente di più errato, perché gli screening preliminari alla donazione escludono qualunque donatore con bassi livelli di emoglobina e ferritina o problemi pressori e altre patologie, così da garantire che chi venga ammesso a donare sia poi in grado senza alcun problema di sostenere il prelievo. A ulteriore conforto di questa teoria, il fatto che i tempi di reintegro di Sangue intero, piastrine e plasma siano estremamente rapidi, e varino da un minimo di poche ore a un massimo di 90 giorni. Stiano sereni, dunque, i potenziali futuri donatori: in un batter d’occhio il nostro sangue sarà completamente rigenerato.
Donare fa male al fisico
Molti non donatori ignorano il fatto che ogni prelievo prevede una donazione di appena 450 millilitri di sangue su una media di circa 7 litri presenti nel nostro organismo. Una percentuale marginale che tuttavia aiuta a rigenerare il sangue e ne favorisce il ricambio. Tale ricambio, secondo recenti studi, se effettuato con cadenza almeno annuale aiuterebbe a diminuire la concentrazione di zuccheri e grassi nel sangue, così da aiutare a prevenire il rischio di diabete o di malattie cardiovascolari. C’è poi un ulteriore dettaglio: al donatore vengono infatti garantiti a titolo totalmente gratuito test di carattere medico che coprono una vasta gamma di patologie, con particolare attenzione a colesterolo, glicemia e trigliceridi. Donare il sangue, pertanto, non può far altro che giovare alla nostra salute.
C’è il rischio di contrarre malattie
Nella normativa italiana ed Europea la donazione del sangue rappresenta uno dei settori più rigidamente disciplinati in termini di prassi mediche e prevenzione. Inutile precisare che la presenza di malattie infettive e virus tra le cause di esclusione dai prelievi rappresenti un autentico baluardo a tutela dei donatori e dei beneficiari delle donazioni. Utile, invece, precisare che ogni singolo donatore viene preliminarmente sottoposto a un dettagliato screening medico sanitario per accertare l’eventuale presenza di patologie incompatibili col prelievo. Infine, le stesse attività di prelievo sono condotte con assoluto scrupolo da professionisti del settore medico, in ambienti sterili e con materiali usa e getta, tali da escludere qualsiasi rischio per la salute del donatore e del beneficiario della donazione. Gli scandali legati a sacche di sangue infetto – inutile negarlo – hanno contribuito a diffondere un generalizzato timore riguardo a prelievi, trasfusioni e donazione, ma d’altro canto hanno contribuito in modo determinante a un rafforzamento delle regole e delle attività di profilassi al punto di poter oggi affermare con assoluta sicurezza che no, non esiste alcune pericolo di contagio per chi dona o riceve sangue.
Sono già in tanti quelli che donano
Altro mito da sfatare è quello legato al fatto che il mondo della donazione sia già popolato da legioni di volontari tali da assicurare un pieno e sufficiente approvvigionamento. I dati reali parlano invece dell’Italia come uno dei paesi fanalino di coda in Europa, e di molte regioni del Centro-Sud Italia come meno virtuose sul piano del contributo in termini di sangue ed emocomponenti. Vale infine la pena di citare il fatto che solo alcune Regioni hanno centrato gli obiettivi di autosufficienza ematica, che l’Italia, a dispetto di un adeguato livello autosufficienza, si muova sempre al limite, con una crescente necessità di sangue dovuta anche al progressivo invecchiamento della popolazione. Da ultimo, il dato forse più significativo: in Italia nella fascia d’età tra i 18 e i 65 anni circa il 60% dei soggetti potrebbe essere eleggibile per la donazione del sangue, ma solo il 5% di questo immenso numero di potenziali donatori contribuisce in modo occasionale o continuativo alla donazione. Tanti, certo, ma si può fare ancora di più.
Ho paura degli aghi
Parrà sciocco dirlo, ma molte persone sottoposte a questionari e indagini finalizzate a comprendere i motivi per cui rinunciano a donare, adduce il timore di aghi, sanguinamenti e ferite. Allo scopo di rassicurare questi potenziali donatori relativamente ai loro pur legittimi timori, vale la pena di sottolineare che i prelievi avvengono sempre in modo assolutamente incruento, in modo rapidissimo (tra i 5 e i 7 minuti), da una singola vena, e con aghi sottilissimi. In altre parole… nessun timore: un prelievo è persino meno fastidioso di una puntura di zanzara.