Il dibattito “Il dono dei guariti contro la pandemia”, che si è svolto giovedì sera in diretta su Donatorih24.it, ha fatto emergere le ultime ricerche in tema di terapia al plasma iperimmune in corso in Italia, e nel centro di ricerca della Columbia University di New York. I donatori di sangue dell’associazione Avis, in Lombardia sono al centro di una collaborazione che fornisce il plasma iperimmune agli ospedali del mantovano e del pavese, riuniti grazie a un protocollo che interessa anche l’azienda farmaceutica italiana Kedrion Biopharma. Massimo Franchini, direttore del Carlo Poma di Mantova è intervenuto nel dibattito insieme ad altri dirigenti e ricercatori coinvolti nel progetto: Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro nazionale sangue, Gianpietro Briola, presidente dell’Avis, Alessandro Gringeri, responsabile ricerca e sviluppo di che ha fornito le attrezzature per lo sviluppo della ricerca e Steven Spitalnik della Columbia University.
Ecco in 5 punti i principali argomenti trattati dagli esperti.
1- I criteri di selezione dei pazienti a cui applicare la terapia al plasma iperimmune.
Il dottor Franchini nel suo intervento ha esposto il piano congiunto tra l’ospedale Carlo Poma di Mantova e il San Matteo di Pavia di incrementare il numero di pazienti, a cui verrà applicata la cura nella fase grave della sindrome da distress respiratorio, a 200 totali.
Il professor Spitalnik da New York ha spiegato: “Con la Columbia University proveremo a testare la terapia con tre approcci clinici: il primo in persone molto esposte a persone affette da covid-19, come medici e infermieri, per prevenire il contagio, il secondo, per pazienti che sono in ospedale con una forma di Covid non grave, il terzo, ancora in discussione, di applicarla a pazienti in fin di vita, come ultima speranza di salvezza”.
2- I criteri di selezione dei donatori di plasma e il coordinamento tra stati e regioni
Ha inoltre spiegato che le regioni italiane che sono partite con la cura, l’hanno avviata in tempi diversi e i protocolli di selezione del donatore per ora sono eterogenei. L’European Blood Alliance in Europa prende ad esempio il protocollo di Pavia che è stato pubblicato ed è di dominio pubblico.
Da New York il dottor Spitalnik ha approfondito il tema così: “Il criterio di selezione del donatore di plasma iperimmune applicato da noi richiede una diagnosi certa da covid-19, la guarigione del donatore da 14 giorni e il fatto che siano donatori di sangue regolari. Un secondo tampone ed il test sierologico lo effettueremo all’interno del centro di ricerca”.
3- Il momento più adatto nella degenza del malato in cui si interviene con la terapia al plasma iperimmune e la platea di pazienti a cui può essere applicata.
Il dottor Franchini, raccontando lo sviluppo del progetto di Mantova, ha commentato: “Il plasma convalescente è una terapia emergenziale. Il protocollo di Pavia prevede l’infusione in fase critica, pazienti intubati o ventilati meccanicamente perché le poche esperienze cinesi di cui siamo a conoscenza evidenziano se si interviene nella fase precoce della malattia”.
4- I prodotti finali: i farmaci plasmaderivati che potrebbero risultare efficaci estraendo le immunoglobuline dal plasma grazie al progetto del protocollo italiano e agli studi della Columbia University
Mentre gli esperti hanno concordato che la terapia al plasma è indicata in fase emergenziale, Spitalnik, da New York, ha introdotto le nuove idee sviluppate nella Columbia University, cioè il progetto di collezionare il plasma, tutto insieme in grandi quantità e frazionarlo per produrre delle dosi standardizzate. Gringeri, di Kedrion Biopharma, ha continuato: “Andremo a estrarre dal plasma le immunoglobuline, e a somministrarle al paziente in condizioni critiche, come ad esempio si fa con l’antitetanica. Abbiamo la piattaforma produttiva necessaria”. Ha inoltre spiegato che “per farne un prototipo e valutarne l’efficacia, ci potrebbero volere 4/6 mesi”.
5- L’importanza strategica del mondo delle donazioni di sangue e del plasma
Briola, presidente dei donatori Avis, ha indicato l’importanza della donazione di sangue e dei valori legati ad essa nel nostro Paese. La donazione in Italia è volontaria e gratuita. Il presidente ha sottolineato il fatto che la realtà italiana è unica nel mondo. Il portavoce del Centro nazionale sangue ha dichiarato: “Quest’esperienza, avvenuta a causa dell’epidemia, è nuova per la rete trasfusionale e il mondo del volontariato”.
Liumbruno ha indicato le varie fasi avvenute nel mondo del sangue durante l’epidemia ponendo l’accento sul modo in cui il mondo del volontariato ha risposto energicamente all’emergenza, cioè donando sangue e plasma nonostante le complicanze dovute alle restrizioni e ai dubbi, al punto da arrivare all’eccesso di raccolta in alcune zone. Ha anche sottolineato lo sforzo nell’impegno delle associazioni per promuovere la programmazione delle donazioni. Ha detto poi che l’esperienza sottolinea il valore strategico della risorsa plasma: infatti se la pandemia si diffondesse per lungo tempo in tanti paesi, i prodotti plasmaderivati realizzati con il plasma non nazionale, cioè il 30% di quelli che utilizziamo, rischierebbero di non essere disponibili.