Il ministero della Salute ha ufficializzato la possibilità di utilizzare il plasma di pazienti guariti dal coronavirus per trattare pazienti con l’infezione in corso. Nella giornata di venerdì 28 marz0, ha infatti emesso una circolare dal titolo “Raccomandazioni per la gestione dei pazienti immunodepressi residenti nel nostro Paese in corso di emergenza da COVID-19” in cui vengono elencate una serie di indicazioni (“raccomandazioni”, appunto) che i sanitari del Paese autorizzati a questo tipo di trattamento dovranno attentamente seguire.
Al momento, questo tipo di terapia è in attesa di essere applicata in alcune strutture ospedaliere del nord Italia, tra cui l’ospedale San Matteo di Pavia e il Carlo Poma di Mantova, i cui responsabili sono stati entrambi intervistati da DonatoriH24.
Il documento rilasciato individua quattro categorie di pazienti:
- Pazienti sottoposti a trapianto di organo solido o a trapianto di cellule staminali emopoietiche;
- Pazienti con immunodeficienza primitiva (inclusa immunodeficienza comune variabile, CVID);
- Pazienti con infezione da HIV;
- Pazienti che per qualsiasi condizione stiano assumendo cronicamente trattamenti immunosoppressivi
Piano terapeutico
Nei pazienti con deficit dell’immunità umorale che sviluppino un quadro di Covid-19, si può prendere in considerazione la possibilità di procedere all’infusione di plasma di soggetti convalescenti che abbiano superato l’infezione da Covid-19. Il soggetto donatore dovrà compiutamente rispondere ai requisiti previsti dalla normativa vigente per la donazione di emocomponenti;
– Considerare precocemente, per i pazienti sintomatici, l’utilizzo di farmaci antivirali in studio (es. lopinavir/ritonavir; remdesivir). Per tutti i pazienti citati, oltre a raccomandazioni di carattere generale volte a limitare i contatti fisici e legate all’igiene delle mani e all’utilizzo di DPI al di fuori del proprio domicilio, il ministero ha fornito le seguenti indicazioni:
– attivare, ogni qualvolta possibile, visite in telemedicina per evitare il più possibile, salvo necessità cliniche e/o terapeutiche, gli accessi ai pronto soccorso degli ospedali;
– continuare la terapia immunosoppressiva in atto, salvo diversa indicazione del medico curante;
– monitorare i livelli sierici di immunoglobuline e praticare terapia sostitutiva in caso di valori di lgG ridotti rispetto ai range di normalità.
Raccomandazioni sul piano organizzativo/logistico
– Alle strutture sanitarie: identificare e istituire percorsi e spazi dedicati ai pazienti immunodepressi e preordinare gli accessi attraverso contatto telefonico e prenotazioni;
– Al personale sanitario: indossare gli appositi DPI quando si viene in contatto con pazienti immunodepressi;
– Posticipare, laddove possibile e in accordo con gli specialisti che hanno in carico il paziente, i controlli di follow-up per i pazienti:
– Sottoposti a TCSE da più di un anno in assenza di complicanze;
– Più in generale, per tutti i pazienti con stabilità del quadro clinico da più di 6 mesi, per limitare al massimo la frequentazione delle strutture sanitarie.
LEGGI: la circolare del Ministero: link.
LEGGI l’articolo sulla sperimentazione nell’Ospedale Carlo Poma di Mantova
LEGGI l’articolo sulla sperimentazione nell’Ospedale San Matteo di Pavia