Ho donato il sangue per la prima volta al Policlinico Umberto I di Roma quando sono diventato maggiorenne, volevo sentirmi utile e mi sembrava che donare il sangue fosse un atto di solidarietà importante. Se ricordo bene il centro trasfusionale era gestito dall’Avis e rimasi sorpreso per la semplicità e la rapidità dell’operazione. Un’altra sorpresa fu ricevere in omaggio due biglietti per il cinema.
Non ricordo quante donazione ho fatto da allora, sicuramente molte decine e ricordo bene, con dispiacere, il lungo periodo in cui, a causa del basso valore di emoglobina, non ho potuto donare. Ricordo l’ansia con cui osservavo l’operatore di turno far cadere una goccia del mio sangue in una provetta per verificare la mia idoneità a donare e la sensazione di colpa per l’esito negativo.
Tutte le prime donazioni le ho fatte con Avis, ma successivamente ho donato liberamente ogni volta ne capitasse l’occasione. Negli ultimi anni, prima di essere escluso per anzianità, sono stato un donatore della Croce rossa italiana. L’anno scorso, insieme ad alcuni amici, abbiamo costituito il gruppo Fratres Roma OdV. A Roma da molto tempo mancano circa 30.000 sacche di sangue ogni anno e questo dato sembra incredibile e assurdo. A Roma dona solo l’1,8% della popolazione, quando sarebbe necessario, per rispondere alle esigenze dei nostri ospedali, che questa percentuale fosse del 4-5%.
I romani cattivi cittadini? Non ho ancora una risposta, ma penso che sia una questione di informazione. L’obiettivo del Gruppo Fratres è quello di tentare di contribuire alla soluzione di questo grande problema che obbliga la Regione a spendere ogni anno diversi milioni di euro per approvvigionarsi da altre regioni.
Ce la stiamo mettendo tutta, il lavoro è tanto e accoglieremo a braccia aperte tutti coloro che volessero darci una mano a sensibilizzare i nostri concittadini su questo tema.