Ho saputo di essere entrata in contatto con il paziente numero uno, Mattia, sette giorni dopo averlo incontrato. Abbiamo frequentato insieme un corso di rianimazione attraverso il massaggio cardiaco per la Croce Rossa il 15 febbraio a Codogno. Lavoro nella polizia municipale e nel momento in cui mi hanno consegnato un foglio, circa il 22 febbraio, indicandomi i nomi delle persone entrate in contatto con il paziente numero uno ho subito ammesso di essere anche io nella lista. Così ho iniziato la quarantena e, trascorse le due settimane, ho effettuato il tampone che è risultato negativo.
Sono una donatrice regolare da 25 anni, dono sangue e plasma, e proprio nell’inverno del 2019 ho ricevuto il distintivo d’oro per le 5o donazioni effettuate. Io ci credo nella donazione. Mi rende più che felice l’idea di aiutare qualcuno, e quando ho saputo della cura con il plasma dei guariti, non stavo nella pelle all’idea di poter aiutare il prossimo e dare il mio contributo. Aspettavo tanto la telefonata del centro.
Dopo aver effettuato i nuovi test, con mia grande sorpresa, è risultato che ho sviluppato gli anticorpi al Covid-19. Insomma, ho avuto il Coronavirus senza saperlo, senza alcun tipo di sintomo. L’associazione mi ha chiamata per la plasmaferesi e quando mi sono trovata in fila d’attesa all’Avis di Lodi, insieme agli altri donatori di sangue regolari, tutti distanziati, con mascherine, guanti e calzari, mi sono guardata intorno emozionata. L’atmosfera era positiva, gli altri donatori come me sentivano di fare qualcosa di buono per la comunità. Incuriosita, e per condividere il momento, ho chiesto alla persona che mi precedeva nella coda: “Anche tu sei qui per gli anticorpi?” “Si” ha risposto. Eravamo contenti per noi e per gli altri: i pazienti che avrebbero ricevuto la cura.
Nel mio paese, io sono di Terranova dei Passerini, a 5 chilometri da Codogno, il periodo della diffusione dell’epidemia è stato un incubo, un vero film horror. Manca di tutto: mascherine, tamponi, controlli sanitari. Quando vado per le strade a verificare che le persone rispettino le misure prese per il contenimento dell’epidemia, mi accorgo che ormai hanno compreso tutti il perché delle restrizioni, non trovo più tante persone che le infrangono. Capisco anche che le persone sono stanche di stare chiuse in casa e mi immagino gli anziani, le famiglie e i bambini, come possano sentirsi. Non credo però sia giusto accusare il personale sanitario lombardo che sta facendo degli sforzi incredibili per sopportare questa emergenza. Sono gli unici che stanno salvando la situazione rendendosi veramente utili nell’occuparsi dei pazienti. Il momento in cui anche io mi sono sentita un pochino utile durante questa epidemia, è stato donando il plasma.