«L’obbligo di corrispondere la retribuzione per la giornata o le ore fruite dal lavoratore nel giorno di donazione sangue è del datore di lavoro».
Sono parole che non lasciano spazio a dubbi quelle usate dalla Direzione centrale ammortizzatori sociali dell’Inps. Arrivano in risposta alla questione sollevata da DonatoriH24 in merito al mancato rimborso da parte dell’Ente regionale Veneto Agricoltura per il tempo dedicato alla donazione. La questione riguarda un centinaio di donatori-lavoratori.
LA POSIZIONE DELL’ENTE REGIONALE
DonatoriH24 ha infatti raccontato in un articolo del 5 ottobre la vicenda dei cento lavoratori donatori dell’Ente Veneto Agricoltura, realtà per l’innovazione nel settore primario ed ente strumentale della Regione che svolge attività di supporto alla Giunta Regionale nell’ambito di politiche per i settori agricolo, agroalimentare, forestale e della pesca. Questi lavoratori, non vedono rimborsato dall’azienda il tempo dedicato alla donazione di sangue, come invece la legge prevede.
In quell’occasione abbiamo quindi chiesto al presidente di Veneto Agricoltura, Alberto Negro, il motivo della condotta dell’Ente: in un primo momento Negro ci ha detto di non essere a conoscenza di alcuna direttiva che li obbligasse in tal senso: «Se ci fate vedere i documenti che dimostrino il contrario ci comporteremo di conseguenza», ha spiegato.
Spedite le circolari, che pur esistono, Negro ha ribadito di restare delle sue convinzioni: «Noi aiutiamo il lavoratore a predisporre tutta la documentazione da presentare all’Inps, ma non è un nostro obbligo. Se ci fosse stato qualche errore nella gestione delle richieste dei permessi per le donazioni, l’Inps avrebbe impedito ai lavoratori di presentare la domanda in prima persona».
Negro sosteneva quindi che non ci fosse alcun obbligo di gestione della pratica per i donatori da parte di Veneto Agricoltura, sebbene le normative sopracitate ed entrate in vigore in via esclusiva, non lasciassero spazio a molti dubbi.
LA RISPOSTA DELL’INPS
In quell’occasione avevamo chiesto il parere dell’Inps. In una lettera scritta la direzione dell’ente di previdenza ci risponde ora.
«L’obbligo di corrispondere la retribuzione per la giornata o le ore fruite dal lavoratore nel giorno di donazione sangue è del datore di lavoro – scrive l’Inps – che a sua volta ha facoltà di chiedere il rimborso all’Istituto di assicurazione contro le malattie al quale è iscritto il donatore».
Precisa poi tutti i possibili casi di legge: «I datori di lavoro tenuti alla compilazione della denuncia contributiva Uniemens (un sistema unico di inoltro delle denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti, ndr) devono porre a conguaglio le retribuzioni corrisposte al lavoratore con i contributi o altre somme dovuti all’Inps. A tal fine – prosegue la lettera – i datori di lavoro devono conservare la documentazione per un periodo di dieci anni».
Inoltre, ricorda la direzione Inps «i datori di lavoro tenuti ad anticipare agli operai agricoli a tempo indeterminato le indennità per donazione sangue possono portare in compensazione le retribuzioni corrisposte al lavoratore con i contributi dovuti all’Inps. Pertanto, i datori di lavoro sono tenuti a conservare la documentazione per un periodo di dieci anni e possono effettuare le compensazioni di cui trattasi mediante la presentazione della dichiarazione trimestrale Dmag relativa al periodo in cui si colloca l’evento».
Nel caso invece che i datori di lavoro non fossero tenuti alla denuncia contributiva, spiega ancora l’ente previdenziale – essi «possono richiedere il rimborso, tramite pagamento diretto, delle somme anticipate al lavoratore tramite presentazione telematica della domanda secondo le indicazioni fornite con la circolare Inps n. 5 del 16 gennaio 2012 allegando la documentazione di cui al paragrafo 2 (dichiarazione del lavoratore e il certificato medico)».
Insomma, quale che sia la posizione del lavoratore-donatore (a tempo determinato, indeterminato) o addirittura anche quando i datori di lavoro non siano neanche tenuti alla denuncia contributiva, Veneto Agricoltura dovrebbecomunque pagare direttamente il permesso.
Resta da capre quindi perché rendere così difficile una procedura tanto semplice. Se sangue e plasma sono considerati risorsa nazionale, non è forse nell’interesse di tutti salvaguardare i donatori e la loro attività?