«Tutto ciò che non viene donato è perso». Così Daniele Cassioli ha deciso qualche anno fa di iniziare la sua esperienza da donatore, conquistando uno dei suoi premi più belli, tanto da diventare testimonial dell’Avis per la prima campagna nazionale sul plasma, che verrà lanciata oggi 6 novembre.
Con Cassioli si arricchisce la lunga lista di atleti che hanno fatto della donazione del sangue la propria mission. «Sono un donatore, anche se non da molto. Dono da qualche anno e con l’Avis – ha raccontato a Donatorih24.it – mi sono sempre trovato bene, non solo umanamente. Ciò che faccio, sport, una vita sana e rendersi utili, è anche parte della loro mission. Da qui è nato un sodalizio con loro molto forte».
Daniele Cassioli è un atleta paralimpico che porta in alto i colori dell’Italia nello sci nautico. Nella sua carriera ha vinto tutto quello che poteva vincere, nonostante per molti il fatto di essere non vedente poteva diventare un ostacolo insormontabile. Tesserato con l’Asd Waterski Recetto, gareggia in ogni specialità dello sci nautico, Slalom, Figure e Salto, delle quali detiene i record del mondo. Ad oggi ha vinto 35 titoli italiani, 25 europei e 22 mondiali.
Come inizia la sua storia di donatore?
Se tutto ciò che non è donato viene perso, mi sono chiesto perché non donare. Grazie a qualche amico che già lo faceva, mi sono avvicinato a questo mondo e ho deciso di iniziare anche io. Oltretutto è anche un bel modo per essere controllati e tutelati.
Come un campione dello sport, nel caso particolare dello sci nautico, riesce a conciliare gare e allenamenti con la donazione di sangue?
Da questo punto di vista non ho mai avuto nessun disagio. Avendo buon sangue, riesco a fare anche qualche esercizio dopo la donazione, anche se di solito la faccio nei giorni di riposo. Se dovesse coincidere con periodi di gare o eventi al massimo ritardo la donazione di un paio di settimane.
Cosa rappresenta la donazione per lei?
Per me donare è anche un piccolo riscatto. Le mie retine non funzioneranno bene, ma al contrario il mio sangue è “gustoso”. Si tratta di una piccola soddisfazione personale, che mi fa particolarmente piacere.
Il suo palmares è un lungo elenco di vittorie e successi nel mondo sportivo. Qual è quello che ricorda con maggior piacere?
Il successo più grande è quello di fare una vita normale. Sono cresciuto come Daniele e non come una persona che non ci vede. La cecità non mi ha impedito di vivere ed esprimermi come persona. Poi sono arrivati i successi sportivi. Devo dire che la vittoria più bella e significativa è stata quella ai campionati del mondo in Italia, anche perché mi trovavo nel mio paese. Poi ce ne sono state altre belle come i mondiali in Florida o Australia.
Tanti successi però sono stati conquistati anche fuori dall’acqua…
La mia vittoria più grande è quella di portare dei bambini non vedenti, grazie alla collaborazione con Sestero onlus, a fare sport. Facciamo attività di promozione sociale. Ne abbiamo recentemente portati sessanta a sciare sull’acqua, a fare paratletica, tappeti elastici e tante altre attività. Questa è una medaglia che ha un valore inestimabile.
Come si è avvicinato allo sci nautico?
Ho iniziato sulla neve, poi una persona mi ha detto di provare lo sci nautico. E da lì è iniziata la mia avventura.
Recentemente ha scritto anche un libro…
Si intitola “Il vento contro”. Un romanzo autobiografico che parla della mia esperienza di sportivo, non vedente, bambino. L’ho chiamato “Vento contro” per riprendere il tema della cecità. Per me questo problema è stato un trampolino di lancio. Tutti abbiamo un vento contro, che non deve essere per forza la cecità. Tutti nella vita abbiamo però difficoltà che se abbiamo il coraggio di affrontare e prendere in mano possono cambiare la nostra esistenza e farci volare, proprio come il vento!
Da qui anche la sua esperienza di donatore. Cosa possiamo dire a tutti quelli che non donano?
Da una parte, facendo i debiti scongiuri, che il sangue può far comodo a tutti. Bisogna iniziare ad avere la donazione come abitudine perché se serve a qualcuno che conosciamo c’è. Il sangue è un bene comune, di cui ha bisogno tutta la collettività. Inoltre da un punto di vista medico si è sempre monitorati e controllati. In questo modo si possono anche scoprire problematiche che se prese tempestivamente possono essere meno invadenti.