Da giugno 2011 il comune di Marsciano (Perugia) non ha più un punto di raccolta sangue. Le motivazioni non sono chiare, stando a quanto ha raccontato a Donatorih24 il presidente dell’Avis comunale Mauro Umbrico: «All’epoca non ero in carica, ma so che da una settimana all’altra la Asl ha reso noto con un fax la sospensione del servizio».
Non era quello che l’associazione comunale e i suoi numerosi donatori (mille su 19 mila abitanti, oltre il 5 per cento) si aspettavano, soprattutto a fronte di un accordo di programma, siglato dai rappresentanti di Regione Umbria, Azienda sanitaria locale 2° e Comune, il 19 febbraio 2010. Il documento oltre a sancire l’imminente riconversione dell’Ospedale di Marsciano in Casa della Salute, definiva le attività che il polo sanitario avrebbe conservato (medicina generale, servizio di degenza breve, formazione del personale, servizio odontoiatrico per citarne alcuni), tra cui anche il Centro di raccolta sangue.
Alla data attuale però il protocollo non è stato attuato, malgrado gli accordi scritti tra sindaco e direttore sanitario della struttura. Così, l’ormai ex Ospedale di Marsciano, nel 2011 stato accorpato a Todi e Pantalla, che ora è sede dell’Ospedale unico comprensiorale Media Valle Del Tevere.
Il centro ospedaliero di Pantalla però, non sembra attrezzato a sostenere il gran numero di donatori migrati dai comuni limitrofi. Dice Umbrico: «Il centro di Pantalla è più piccolo della vecchia struttura di Marsciano, ma accoglie oggi un bacino di donatori molto ampio se consideriamo anche l’affluenza dai centri di Massa Martana – Collazzone. Sta andando in deficit di personale, ha una sala d’aspetto molto esigua che contiene al massimo 15 persone e un dottore che in alcune giornate deve gestire fino a 25 donatori per volta».
In questo contesto anche le donazioni sono calate. La responsabilità non deve attribuirsi in via esclusiva al decentramento dei servizi trasfusionali, cosa che ha scoraggiato molti donatori abituali, ma anche a un trend negativo che investe tutto il territorio nazionale: «Dal 2011 – sottolinea Umbrico – abbiamo riscontrato un forte calo, la chiusura del punto di raccolta non è certamente l’unico motivo, ma deve aver inciso in qualche modo».
Francesco Matteucci, coordinatore di Marsciano civica e riformista, ha raccolto con il suo movimento le istanze dell’Avis e dei pazienti marscianesi, che ora potrebbero perdere un altro servizio sanitario: «Bisognerebbe ricostituire il punto Avis per i prelievi, attivando le nuove tecniche trasfusionali come l’aferesi. Non solo: la chiusura del centro ha comportato una perdita di identità dei donatori abituali. E inoltre si vocifera che vogliano dismettere anche l’unico laboratorio d’analisi presente».
Gli appelli non mancano anche da parte dell’Avis provinciale di Perugia, guidata da Ilio Cintia, che ha rimarcato l’importanza della continuità per il territorio regionale: «L’Umbria ha bisogno di 120 donazioni al giorno, non possiamo più aspettare l’emergenza perché il sangue non si fabbrica e i donatori vanno facilitati nel loro percorso, anche da un punto di vista logistico, altrimenti desistono».