«La principale forza che si esercita sulla Terra è quella gravitazionale, che attira tutto verso il nucleo centrale. La principale forza che si esprime in Avis è l’attenzione verso l’ammalato e il socio, che spinge a donare il proprio sangue, il proprio tempo, il proprio entusiasmo».
Inizia con queste parole che suonano come un saluto ai volontari l’editoriale di Alberto Argentoni, presidente nazionale dell’Avis, scritto dopo l’82esima assemblea generale di Lecce e pubblicato ieri sul sito web dell’Associazione.
«È questa la valutazione che ci sentiamo di fare al termine dell’assemblea nazionale di Lecce – prosegue Argentoni -. Un’assemblea che è stata intensa e partecipata anche grazie a un’organizzazione efficiente e ospitale.
L’attenzione all’ammalato – spiega il presidente – si è concretizzata in un forte richiamo alla corresponsabilità tra i tre pilastri del sistema trasfusionale: istituzioni, professionisti e volontariato. Un sistema essenziale e strategico da rimettere al centro dell’organizzazione sanitaria per indifferibili scelte politiche e amministrative. Se manca una programmazione unitaria, calano le risorse e rischia di venir meno il supporto dell’associazionismo nella promozione del dono e gestione dei donatori, mettendo a rischio l’autosufficienza nazionale, sia quella in globuli rossi già ottenuta sia quella in plasmaderivati da raggiungere. Il messaggio è stato quello di intervenire sui decisori politici per coinvolgerli e rimotivarli.
Avis – leggiamo ancora nell’editoriale – ha un peso strategico in questo compito e per esercitarlo nel modo più efficace possibile deve predisporre un piano di comunicazione istituzionale a partire da un’analisi autorevole degli scenari futuri e degli obiettivi fondamentali del sistema.
L’attenzione al socio – sottolinea Argentoni – si è rilevata nella volontà di garantire l’unitarietà dell’associazione e la partecipazione del socio a tutti i livelli della sua vita democratica. Non basta prevedere una struttura associativa coerente con le articolazioni del territorio e la regionalizzazione della sanità, rivolta al perseguimento di obiettivi unitari. Senza la partecipazione del socio, l’associazione perde relazioni, confronto, opportunità e creatività. Si snatura e resta solo una organizzazione più o meno efficiente.
L’editorale si conclude con un ragionamento che intende rispondere alle critiche ricevute sulla guida dell’associazione.
«Infine, una riflessione sulle criticità emerse – conclude Argentoni – nella governance associativa: si tratta di un dibattito che rientra nella dialettica democratica, ma che deve essere condotto in modo da non danneggiare l’associazione. La riforma dello statuto può aiutarci a trovare strumenti per gestire meglio alcuni aspetti interni, ma – più in generale – è necessario che prevalgano a tutti i livelli rispetto reciproco e chiarezza di obiettivi e programmi. Siamo certi che sarà così: buon lavoro a tutti noi!».