«Come da auspici è stata un’assemblea nazionale all’insegna del confronto e della partecipazione», dice soddisfatta a DonatoriH24 il segretario Generale Avis, Claudia Firenze a chiusura di lavori dell’82esima assemblea generale della più grande associazione italiana di donatori di sangue. «Ci sono state posizioni diverse, qualche critica, ma alla fine il responso è stato largamente unitario, anche sulla proposta di modifica statutaria alla luce della riforma del terzo settore. Sarà così possibile predisporre una bozza di nuovo statuto e seguire una road map condivisa che veda un nuovo turno di assemblee straordinarie prima del 3 febbraio 2019, data prevista per gli adattamenti statutari».
Due le cifre importanti che escono dalla tre giorni tenutasi al Grand Hotel Tiziano di Lecce: oltre un milione e 300mila soci e due milioni di donazioni ottenute nel corso del 2017.
Tre i temi principali trattati che hanno dato vita a un dibattito democratico e in alcuni momenti anche molto acceso: plasma e raccolta sangue, riforma dello statuto della più grande associazione di donatori in Italia e legalità. Temi che implicano riflessioni importanti anche su altri aspetti della vita del donatore, come lavoro e formazione.
Sul fronte plasma, diverse delegazioni, tra cui quella ligure, hanno rammentato che l’apertura del mercato del plasma necessita la difesa del conto lavorazione e quindi del principio della proprietà statale del plasma (il conto lavorazione è una caratteristica italiana per cui le case farmaceutiche lavorano il plasma per conto dello Stato che ne mantiene in tutte le fasi la proprietà). Per quanto concerne la raccolta sangue, centrale il dibattito sui livelli di qualità e sicurezza. Nel suo intervento Pierluigi Berti, presidente del SIMTI (Società italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia) si è domandato per quanto il sistema trasfusionale possa tenersi in piedi con i livelli di sicurezza e qualità di oggi e ha introdotto come elementi di discussione la formazione del personale e il ricambio generazionale. Sull’efficienza della raccolta si è espresso anche il presidente nazionale Avis Alberto Argentoni, per il quale le sfide da affrontare «sono tante e richiedono sinergia e condivisione di intenti».
Sul fronte sanitario, Argentoni chiede – come aveva anticipato in un’intervista di qualche giorno fa a DonatoriH24 – che la riorganizzazione del sistema trasfusionale si adatti di più alle esigenze dei donatori, che con il loro gesto volontario, anonimo, non retribuito, periodico e associato rispondono quotidianamente ai bisogni degli ammalati. E aggiunge: «Avis si impegna a lavorare ancor di più su programmazione, chiamata, fidelizzazione e a rendere più efficiente la sua rete di raccolta, ma dall’altro lato ci auspichiamo un ampliamento delle opportunità di accesso alle strutture di raccolta, la disponibilità di personale sanitario formato e motivato».
Sulla formazione, ma stavolta dei giovani, si è espressa la Consulta giovani di Avis nazionale coordinata da Francesco Mastroberti. Nella relazione presentata, la Consulta ha spiegato di guardare al territorio e di voler «coinvolgere concretamente le diverse realtà giovanili locali, facilitando e supportando lo scambio di idee». Una migliore formazione dei giovani si può ottenere, secondo quanto scritto nella relazione della Consulta, «sia attraverso le consulte formative, ma anche attraverso il Forum, che vedrà un radicale cambiamento di formato». I giovani della Consulta si sono detti inoltre pronti ad impegnarsi «in diversi ambiti, come ad esempio quello della comunicazione, per una maggiore promozione dell’associazione e della nostra mission».
Grande attenzione ha avuto poi il tema della legalità e del profilo etico anche grazie alla testimonianza del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri (al centro nella foto), intervistato dal giornalista Enzo Romeo. Un intervento che ha richiamato AVIS e il volontariato a essere un anticorpo alla criminalità organizzata con i suo valori fondanti di solidarietà, gratuità e trasparenza. «La riflessione di Gratteri – ha commentato a DonatoriH24 Claudia Firenze – è servita anche a mettere a fuoco le caratteristiche fondamentali che tutti, nessuno escluso, devono rispettare per far parte di AVIS, sia nel tenere fede al patto associativo, che nei modi in cui si organizza la raccolta sangue. E questo riguarda non solo l’Avis della Campania, di cui si è parlato spesso negli ultimi mesi e verso cui c’è grande attenzione e impegno da parte di AVIS nazionale, ma l’associazione nella sua interezza».
Il riferimento è al “caso Pecora” consumatosi in Campania lo scorso ottobre, quanto Alberto Argentoni era presidente da dieci mesi. In quell’occasione, grazie a un servizio del programma televisivo Le Iene, Pasquale Pecora, allora vice presidente nazionale, fu invischiato in un caso non chiaro collegato alla raccolta sangue via autoemoteca nella sua Regione. Un caso che ha incrinato per la prima volta dalla sua fondazione, nel lontano 1927, la matrice etica profonda dell’associazione. Un caso citato in alcuni interventi dei delegati durante la tre giorni. Come quello intenso e applaudito del presidente dell’Emilia Romagna, Maurizio Pirazzoli, che ha sollecitato a tal riguardo risposte chiare da parte dell’esecutivo Avis e ha ricordato che l’unitarietà associativa sotto i principi etici condivisi dovrà a essere il punto fermo da cui ripartire. Intervento che testimonia come in Avis il dibattito interno possa essere anche molto acceso, ma sempre all’insegna della democrazia.
E proprio per la forte partecipazione democratica nella gestione dell’associazione, se da quanto è emerso nel dibattito appena chiuso maturasse una decisione di modifica della governance, essa non potrà che essere presa in sede di Consiglio nazionale, previsto probabilmente per il 17 giugno prossimo, in attesa di una convocazione formale.