Fidas e Avis lanciano l’allarme in Liguria sull’invecchiamento dei donatori di sangue che nei prossimi cinque anni potrebbe portare la regione a perdere la propria autosufficienza.
Entro un lustro, infatti, 8mila donatori non potranno più continuare a dare il loro contributo e, se non verranno rimpiazzati da altrettanti volontari, si rischiano interventi salva-vita, ma anche operazioni di routine.
Secondo quanto raccolto dal Secolo XIX, infatti, la fascia di età dai 18 ai 25 anni è passata dai 4.949 del 2011 a 4.219 del 2017, registrando un preoccupante meno 14,6 per cento.
Crescono invece i donatori over 65 i quali, dal 2011 al 2017, sono cresciuti addirittura del 44 per cento.
«È necessario partire dai giovani – ha detto al quotidiano genovese la vicepresidente della regione Liguria e assessore alla Salute, Sonia Viale – per cambiare e migliorare un sistema fondamentale come quello della donazione del sangue. L’obiettivo deve essere quello di superare i periodi di emergenza o di carenza di sangue, che mettono a rischio gli interventi chirurgici creando quindi problemi nella gestione della salute pubblica. Per farlo non basta la buona volontà dei donatori che vanno a donare quando riescono, ma serve una progettualità e una programmazione, individuata dal progetto “donatore 2.0” che la Regione ha approvato».
Tale progetto vede uniti Regione, Avis e Fidas per superare la concezione attuale del «dono quando riesco» sostituendolo con il «dono se serve, quando serve e dove serve».