Riguarda un uomo di 79 anni, residente nella provincia di Padova, il primo caso di West Nile Virus (il virus che prende il nome dalla zona occidentale del Nilo, trasmesso principalmente da uccelli selvatici e punture di zanzare) di questo 2019.
Alla notizia, che è stata confermata dalla direzione di prevenzione dell’area Sanità e Sociale della Regione Veneto (il paziente ha febbre persistente da circa 10 giorni), è seguita la prima circolare relativa al nostro Paese del Centro nazionale sangue. Come si legge nel documento, “il coordinamento regionale per le attività trasfusionali ha disposto l’introduzione del test NAT sulle donazioni di sangue ed emocomponenti raccolte nella provincia di Padova”.
Inoltre il Cns raccomanda di applicare, per i donatori che abbiano soggiornato anche solo per una notte nella zona interessata, quanto stabilito dal decreto del ministero della Salute il 2 novembre 2015 in merito alle “Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti”.
Questa tipologia di virus solo accidentalmente può infettare l’uomo. Tra l’altro, quando subentra, nell’80% dei casi è asintomatico, mentre nel restante 20% i sintomi somigliano a quelli di una sindrome influenzale. Solo nello 0,1% si possono manifestare casi di meningite o meningo-encefalite a seguito dell’infezione virale.
Il ministero della Salute ha emesso l’8 aprile 2019 una circolare con il Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu (un’altra infezione aviaria di origine africana estremamente rara negli esseri umani). Inoltre, lo scorso 27 maggio, sempre il ministero ha emesso una circolare integrativa.