“La medicina non può essere un supermarket dei privilegi, dove ognuno, in base alle proprie possibilità, sceglie ciò che preferisce. Questa è una visione razzista”. Sono parole forti quelle che usa Gino Strada, fondatore di Emergency, nel corso dell’intervista realizzata dal direttore di DonatoriH24, Luigi Carletti, che nei fatti ha chiuso la due giorni di convegno a Trieste dal titolo “Emofilia, la certezza della cura – Terapia sostitutiva, personalizzazione, accesso”.
Strada, che in questi giorni è impegnato nelle celebrazioni per i 25 anni della Ong che garantisce, gratuitamente, cure e assistenza sanitaria di ogni genere in Paesi poveri e in guerra, ha risposto alle domande che, anche dal congresso, arrivavano in merito alle malattie rare: “Sono patologie sconosciute. Nelle nazioni dove lavoriamo noi non esistono sistemi sanitari che le contemplino, ma solo persone che muoiono per semplici infezioni come una dissenteria. Ci stiamo avviando sempre di più verso un mondo di diritti per i pochi che se li possono permettere, con aspettative di vita crescenti nei cosiddetti paesi ricchi e in calo in quelli poveri”.
Ma cosa possono fare i medici e le aziende farmaceutiche di fronte a questa situazione? “Le aziende dovrebbero assumersi una responsabilità sociale – spiega Strada – e fornire determinati farmaci a larghe fette di popolazioni, senza renderli soggetti alle stesse regole che valgono da noi. I medici, dal canto loro, devono impegnarsi nel costruire terapie e soluzioni sanitarie in Paesi dove non esistono“. Poi una stoccata alla nostra politica: “Nonostante stia facendo di tutto per farlo, non è ancora riuscita a distruggere il nostro sistema sanitario nazionale. Tuttavia, i dati ci dicono che circa 11 milioni di italiani non possono più permettersi di curarsi come in precedenza”. Senza dimenticare i volontari, donatori del sangue in primis, il cui lavoro “contribuisce in maniera determinante all’attività del nostro sistema sanitario”, ha concluso Strada.