Una malattia autoimmune cronica dell’intestino tenue generata dall’intolleranza al glutine. Stiamo parlando della celiachia, una patologia sempre più diffusa negli ultimi anni e che, seppur possibile da curare e tenere sotto osservazione, risulta fortemente invalidante per le persone che ne sono colpite.
Attività commerciali specializzate nella vendita di prodotti alimentari, così come ristoranti e pasticcerie, sono ormai fornite di cibi gluten free così da poter offrire alternative interessanti anche per i pazienti alle prese con questa malattia. Se fino a qualche tempo fa risultava difficile stabilire se si fosse alle prese con questa intolleranza, oggi per individuare la celiachia è sufficiente sottoporsi ad un semplice esame del sangue, così da stabilire il dosaggio di alcuni anticorpi e altre molecole presenti nel sangue che indicano la sensibilità della persona al glutine: transglutaminasi anti-tissutale (tTGA), anticorpi anti-endomisio (EMA), anticorpi antigliadina (AGA). Ma cerchiamo di capire meglio.
Riconoscerla fin da subito può risultare difficile, perché i sintomi che la contraddistinguono sono simili ad altre patologie: si va infatti dalla diarrea a sintomi extraintestinali, passando per similitudini con altre malattie autoimmuni. Può essere confusa con la sindrome del colon irritabile o per l’anemia da carenza di ferro o ancora per diverticolite. E questa incertezza in fase di diagnosi può durare molto tempo.
Negli ultimi anni i casi di celiachia sono aumentati più che altro perché i medici hanno a disposizione una serie di esami e di tecniche tali da capire in maniera più precisa quale sia il problema del paziente di turno. Se gli esami del sangue dovessero far capire che si è di fronte a questa patologia, spesso viene eseguita una gastroscopia con una biopsia dell’intestino tenue come conferma della diagnosi, controllando se i villi (i ripiegamenti della mucosa dell’intestino che consentono di aumentare la superficie dell’organo per avere una maggiore area assorbente dei nutrienti ingeriti) sono danneggiati.
Oltre al prelievo del sangue per verificare la presenza degli anticorpi anti-gliadina (AGA), gli auto-anticorpi EMA, l’IgG e l’IgA anti-transglutaminasi, ai fini di una diagnosi il più precisa possibile si può anche effettuare un test genetico, in particolare nei casi di celiachia atipica (quella cioè che non si manifesta con diarrea come quella tipica, ma con forti dolori addominali, spesso vere e proprie fitte). L’esame consiste nella ricerca dell’aplotipo HLA DQ2/DQ8 e i risultati richiedono circa una ventina di giorni, ma non sono molti i laboratori in Italia dove poterlo effettuare.