Effettuare trapianti da donatori viventi. È ciò che è possibile fare per alcuni organi. Generalmente, quando si affronta questo tema, si immagina che la pratica dell’espianto venga eseguita da un paziente deceduto, ma non sempre è così.
Il rene (uno solo, perché l’altro serve al paziente) e una parte del fegato si possono donare da viventi. Nel caso del fegato, però, non si parla di trapianto, ma di “split” perché parliamo di un organo che è in grado di rigenerarsi. Dal 2012, anno in cui è stata approvata la nuova legge, è però possibile effettuare espianti parziali anche di altri organi:
- il polmone (che è un organo “pari”, ma a differenza dei reni, può provocare complicazioni maggiori anche per il donatore, motivo per cui avviene molto di rado)
- pancreas
- intestino
Il termine “parziale”, come è facilmente intuibile, serve per spiegare che, al momento dell’espianto, non viene rimosso l’intero organo, in modo tale che lo stesso donatore possa continuare a vivere senza complicazioni.
Nel novero dei trapianti da vivente rientrano anche le cellule staminali, fondamentali per la cura della leucemia. Addirittura, quelle ematopoietiche (che danno vita a tutte le cellule del sangue) possono essere prelevate esclusivamente da paziente in vita, ovviamente dando per certa la compatibilità tra donatore e ricevente. Stesso discorso per il sangue da cordone ombelicale.