Un biosensore per rilevare, attraverso i biomarcatori nel sangue, i danni cerebrali da trauma. Si chiama Braiker (Advanced resonator biosensor for brain-biomarkers) ed è stato realizzato da Matteo Agostini, 30 anni di Latina, e Marco Cecchini, 42 di Piombino, che si sono così aggiudicati un assegno di mille euro messo in palio dall’università di Pisa.
Il dispositivo, che è basato sulla nanoacustica, genera onde che interagiscono con le molecole attaccate alla sua superficie, che a loro volta, venendo a contatto con le molecole del sangue, consentono di capire se si è in presenza di un danno cerebrale.
Matteo Agostini, laureato in Ingegneria elettronica all’università La Sapienza a Latina, si è specializzato in Nanotecnologia a Roma, per poi iniziare il dottorato in Biofisica molecolare all’università di Pisa. Dottorato che, come ha spiegato a DonatoriH24, lo ha portato a questa scoperta.
Matteo, cerchiamo di ripercorrere le tappe che ti hanno portato a questo risultato straordinario
Tutto nasce come progetto di dottorato. Con Marco Cecchini volevamo intraprendere la strada delle startup di innovazione tecnologica, non avremmo mai pensato che questa nostra idea potesse trovare spazio in ambito biomedico.
Come è nato e come funziona questo dispositivo?
Braiker è nato nei laboratori dell’università. Da ingegnere mi sono trovato proiettato nel campo della medicina entrando però dal lato della strumentazione tecnica. Si tratta di una sorta di transistor come quelli dei processori dei computer. È un dispositivo nanostrutturato per il quale abbiamo già depositato il brevetto e siamo in attesa di riscontri. Il suo funzionamento non è particolarmente difficile e si basa interamente sulla nanoacustica. Le onde generate da Braiker interagiscono con le molecole attaccate sulla sua superficie che, a loro volta, attraverso le molecole del sangue, riescono a capire se ci troviamo di fronte a un danno cerebrale.
Tuttavia, lo scopo primario di questo strumento sarebbe dovuto essere un altro
L’applicazione ai danni cerebrali nasce perché il progetto è finanziato dalla Regione Toscana per la ricerca sul glioblastoma multiforme, il tumore al cervello. Nel corso dei test abbiamo ottenuto risultati importanti anche su prospettive di utilizzo che inizialmente avevamo ignorato, visto che alcune delle proteine identificate si sono rivelate marcatori nel sangue per i danni cerebrali da trauma. Abbiamo deciso di mettere a disposizione Braiker per questo tipo di ricerca anche perché, purtroppo, nonostante l’impegno e i progressi compiuti nell’ambito della ricerca, la percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di questa tipologia tumorale è veramente molto bassa.
Quando sono iniziati gli studi per arrivare a Braiker e quando potrà essere introdotto in maniera effettiva?
Abbiamo avviato il progetto quattro anni fa, iniziando le sperimentazioni soltanto attraverso flussi sintetici creati in laboratorio. Siamo in cerca di fondi per poter avviare il trial clinico, ma confidiamo di poter cominciare entro la primavera 2020.