Diagnosticare la celiachia attraverso un semplice esame del sangue. Questa scoperta, già realtà in molti casi pediatrici, sarà presto utile anche per gli adulti. Un esame del sangue potrebbe sostituire la gastroscopia oggi in uso in chi ha il sospetto di malattia in età adulta.
Le persone celiache che mangiano il glutine hanno livelli più alti del normale di determinati anticorpi nel sangue. Questi anticorpi sono prodotti dal loro sistema immunitario che considera il glutine (le proteine che si trovano nel grano, nella segale e nell’orzo) come una minaccia.
La nuova ricerca è della Mayo Clinic, un’organizzazione no profit per la pratica e ricerca medica che si trova in tre aree metropolitane degli Stati Uniti d’America: Rochester nel Minnesota, Jacksonville in Florida e Phoenix in Arizona. Il lavoro degli scienziati della divisione di gastroenterologia ed epatologia dell’istituto statunitense è stato quello di testare l’utilità di un complesso proteico (tTG-DGP) nel sangue come marcatore diagnostico di celiachia e come marcatore di guarigione della mucosa intestinale in corso di dieta senza glutine.
«Il nuovo biomarker sierologico scoperto in questo studio migliorerebbe l’accuratezza diagnostica e il monitoraggio dell’attività della celiachia», ha riferito il Dottor Rok Seon Choung della Mayo Clinic di Rochester a Reuters Health, «Inoltre, l’utilizzo di questo marcatore può consentire ai pazienti di evitare procedure invasive non necessarie come l’endoscopia con biopsia duodenale».
I ricercatori hanno analizzato campioni di siero di 90 pazienti con celiachia provata dalla biopsia e 79 partecipanti di controllo sani per la reattività immunitaria al complesso tTG-DGP. Il test è stato in grado di identificare i pazienti con malattia celiaca con sensibilità del 99 per cento e specificità del 100 per cento, senza falsi positivi.
«Si tratta di dati preliminari e c’è bisogno di più lavoro per ottenere l’approvazione per il suo uso nel monitoraggio della celiachia» hanno comunicato gli scienziati. Il team di ricerca sta infatti pianificando di continuare le indagini con un numero maggiore di pazienti.
Secondo i dati del ministero della salute del 2016, in Italia sono circa duecentomila i pazienti celiaci ma ben 400mila sono quelli a cui non è ancora stata diagnosticata la malattia. La scoperta dell’istituto americano potrebbe facilitare il monitoraggio dei pazienti e, soprattutto, aiutare nella diagnosi di quelli potenziali che hanno paura di sottoporsi alla gastroscopia.