È di pochi giorni fa la notizia della carenza di sangue di gruppo 0 neg e 0 positivo all’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona e nel territorio della provincia di Salerno. Una grave situazione comunicata dal reparto immuno trasfusionale dell’Ospedale Ruggi stesso che ha riferito a DonatoriH24 della sospensione di 20 operazioni chirurgiche nei reparti di ortopedia, cardiologia e urologia.
Una condizione «aggravata dalla sospensione delle raccolte sul territorio che équipe ospedaliere hanno garantito fino a dicembre 2018, nonostante gli ultimi due mesi non siano state retribuite, mediante un’attività progettuale che si svolge oltre il normale orario di servizio», questa la denuncia a DonatoriH24 di Patrizia Ardia, tecnico di laboratorio e delegato sindacale Cgil.
L’attività progettuale a cui fa riferimento Patrizia Ardia è il “progetto per l’autosufficienza sangue“, rinnovato l’ultima volta nel 2015 e poi prorogato ogni anno fino al 2018. Tre équipe di medici, infermieri e tecnici trasfusionali erano impegnate sul territorio salernitano in un lavoro di raccolta sangue costante e fruttuoso ma per il quale negli ultimi due mesi (novembre e dicembre 2018) non hanno ricevuto compenso. Il Progetto è terminato quindi con la fine del 2018 senza una proroga per l’anno successivo.
I rappresentanti Cgil hanno inviato una lunga lettera ai dirigenti della struttura ospedaliera Ruggi d’Aragona in cui si evidenziava quanto questo progetto fosse meno costoso del rifornimento di sangue dall’esterno a cui sarebbe costretto l’Ospedale se non rinnovasse il progetto per l’autosufficienza nel 2019.
La raccolta di sangue da parte di queste équipe, si legge nella lettera, garantiva all’azienda Ruggi un contenimento dei costi per i rifornimenti di sangue che sarebbero «esborsi economici di gran lunga superiori al costo del progetto e con la concreta difficoltà di trovare la disponibilità di quantità sufficienti», aggiunge Patrizia Ardia a Donatori H24.
Nella lettera inviata alla direzione dell’azienda ospedaliera, vengono illustrati i costi del progetto e del rifornimento esterno di sangue e confrontati fra loro. Spese che, nel caso del rifornimento dall’esterno, si legge, non tengono nemmeno conto «del rilevante costo derivante dall’allungamento dei tempi di degenza ospedaliera conseguenti alla impossibilità di garantire adeguato supporto trasfusionale agli interventi di elezione», nel caso cioè i pazienti debbano attendere gli interventi oltre il tempo di normale degenza.
Una condizione, quella della sospensione degli interventi chirurgici, spiegano dalla Cgil, che già in presenza dell’attività del “progetto per l’autosufficienza sangue” si verifica più volte nel corso dell’anno, e che però diventerebbe molto più frequente se il rifornimento aziendale di sangue dovesse essere ulteriormente ridotto. Situazione che quindi, senza il rinnovo del progetto, si renderebbe insostenibile.
E’ noto che in diversi periodi dell’anno si crea una carenza di scorte in tutta la regione tale che non riesce ad essere risolta dall’acquisto di sacche fuori dalla Campania. Inoltre «il mancato approvvigionamento autonomo di quantità sufficienti di sangue», e cioè un approvvigionamento senza il “progetto per l’autosufficienza di sangue”, si legge nella lettera e conferma a voce a DonatoriH24 la delegata Patrizia Ardia, non permette neanche di «garantire a sufficienza prodotti come i pool piastrinici, prodotti indispensabili per alcune gravi patologie».