L’uso di aspirina ed eparina in gravidanza come anticoagulanti? «Ci sono diverse zone grigie da verificare». Lo dice a Donatorih24 la dottoressa Elvira Grandone, responsabile dell’Unità Dipartimentale e del gruppo di ricerca in Emostasi e Trombosi, presso l’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) a margine del XXV congresso nazionale Siset (Società italiana per lo studio dell’emostasi e della trombosi). Il congresso, momento di confronto che coinvolge più di cinquecento specialisti italiani, è in corso a Firenze e chiuderà i lavori il 10 novembre.
IL REGISTRO SANITARIO “OTTILIA”
Elvira Grandone è l’organizzatrice di un registro speciale unico nel nostro Paese: il registro Ottilia, che vuole fotografare la realtà di donne con gravidanza a rischio (perché reduci da tre o più aborti spontanei precoci o aborti tardivi) e l’uso che viene da loro fatto di aspirina ed eparina.
Il registro Ottilia è attivo dal gennaio del 2012 ed è di estrema importanza perché esiste una letteratura scientifica contrastante rispetto all’uso di farmaci anticoagulanti in donne incinte con quelle caratteristiche. E poiché sarebbe troppo difficile portare avanti uno studio randomizzato, «abbiamo scelto di raccogliere dati relativi all’attività clinica per poi discuterne».
Ciò che appare esagerato alla dottoressa Grandone è il numero di medici che somministra eparina ed aspirina: il 70 per cento delle donne che portano avanti gravidanze a rischio assume infatti tali farmaci, «senza che sia stato dimostrato un beneficio sicuro». Per questo conclude la dottoressa, la sua équipe lavorerà ancora per raccogliere nuovi dati e poter finalmente trarre delle valutazioni nuove. Appuntamento almeno tra un anno.