La raccolta di plasma in Italia è ancora da record. Il netto aumento, segnato per il secondo anno consecutivo, ha permesso di superare la soglia dei 900mila chili di plasma avviato al frazionamento industriale, mai raggiunta prima nella storia del nostro Paese. Questo risultato, conseguito grazie alla generosità dei donatori, permette di fare un ulteriore passo nel complesso percorso che conduce l’Italia alla via dell’autosufficienza in materia di farmaci plasmaderivati.
Nel 2024 sono stati inviati all’industria per la produzione di medicinali plasmaderivati 906.938 chili di plasma, cifra che rappresenta un aumento del 3% rispetto agli 880.000 conferiti nel 2023, a cui si aggiungono 15.141 chili destinati alla produzione di plasma a uso clinico di grado farmaceutico. In Italia sono stati conferiti al frazionamento industriale 15.4 chili di plasma per ogni 1.000 abitanti (l’anno scorso tale indice si attestava a 14.9) per la produzione di plasmaderivati. Si avvicina quindi l’obiettivo dei 18 chili per 1.000 abitanti indicato come valore di riferimento per il raggiungimento di un’indipendenza strategica dal mercato estero per le immunoglobuline.
Molti i territori che hanno contribuito a questo aumento rispetto al 2023, mostrando uno sforzo significativo, come le province autonome di Trento e Bolzano (rispettivamente hanno registrato un +9% e +8%), le regioni Basilicata e Piemonte (+8%) e l’Emilia-Romagna (+7%), mentre resta invariato l’impegno di regioni come le Marche e il Friuli Venezia Giulia che si confermano essere quelle che conferiscono più plasma in relazione al numero di abitanti, con un indice di conferimento pari a 23.9 chili ogni 1.000 abitanti per le Marche e di 24.8 chili per 1000 abitanti per il Friuli.
“Questi nuovi risultati sono sensazionali ma rappresentano, per forza di cose, solo un passaggio intermedio – è il commento del direttore del Centro nazionale sangue, Vincenzo De Angelis –. L’importanza dei medicinali plasmaderivati per il benessere e la salute dei pazienti, italiani e di tutto il mondo, è sempre più preponderante. E di questo il sistema sangue italiano è ben consapevole, come testimonia l’ottimo lavoro svolto sia a livello istituzionale che a livello ospedaliero e associativo, dai primari fino al singolo volontario. Un lavoro che i professionisti del settore svolgono con dedizione e resilienza al servizio di quella grande risorsa che è la generosità dei donatori, senza il quale tutto questo sarebbe uno sforzo vano”.