Bimbi prematuri, al Gemelli di Roma una cura dal sangue cordonale

2024-12-16T17:24:54+01:00 11 Dicembre 2024|Ricerca|

Per i bambini nati prematuramente la scienza esplora nuove terapie legate al sangue cordonale. “I neonati di età gestazionale molta bassa, cioè nati prima della settimana 28, hanno bisogno di ripetute trasfusioni di globuli rossi, che finora venivano effettuate con sangue donato dagli adulti – spiega Luciana Teofili, direttrice della Uoc Emotrasfusione Policlinico Gemelli e professoressa associata di Malattie del sangue all’università Cattolica di Roma, che, insieme alla dottoressa Patrizia Papacci, Uoc di Neonatologia Policlinico Gemelli, coordina il gruppo pioniere in questo settore -. Ma il sangue degli adulti – continua la professoressa Teofili sul sito ufficiale del policlinico Gemelli – contiene un’emoglobina diversa da quella del neonato pretermine (l’emoglobina fetale o HbF) e questo può provocare effetti indesiderati. Nell’epoca della medicina personalizzata, il patrimonio di emoglobina fetale di questi piccoli pazienti, che continuano a produrre emoglobina fetale per mesi dopo la nascita, viene a essere completamente sostituito da emoglobina adulta dopo appena 2-3 trasfusioni”.

La funzione dell’emoglobina quella di trasportare ossigeno a tutto il corpo, tuttavia l’emoglobina fetale e quella adulta hanno una diversa affinità per l’ossigeno, maggiore nel caso dell’emoglobina fetale, minore per quella adulta.

“L’emoglobina adulta – continua la dottoressa Teofili – tende a rilasciare una maggior quantità di ossigeno ai tessuti e questo può avere effetti tossici sulla retina (retinopatia del prematuro), il tessuto cerebrale o il sistema respiratorio (displasia bronco-polmonare) a esempio. Il sistema metabolico del bambino pretermine non è in grado di proteggersi con una valida risposta anti-ossidante e quindi, in presenza di emoglobina adulta, che rilascia grandi quantità di ossigeno, può riportare un danno ossidativo. Con l’emoglobina fetale invece l’ossigenazione dei tessuti è molto più graduale e i tessuti estraggono ossigeno a poco a poco, senza rischio di stress ossidativo”.

Uno studio pilota, effettuato al Gemelli, ha dimostrato che le trasfusioni di globuli rossi ottenuti da cordone ombelicale aumentano l’emoglobina mantenendo elevati livelli di emoglobina fetale. “Forti di questa osservazione – continua Teofili – abbiamo organizzato lo studio italiano multicentrico Born (umBilical blOod to tRansfuse preterm Neonates) che ha coinvolto otto banche del cordone e otto unità di terapia intensiva neonatale. Sono stati arruolati 146 neonati prematuri (nati dalla settimana 24 in su), assegnati in maniera randomizzata a due gruppi: il primo riceveva il supporto trasfusionale standard (sangue adulto), l’altro quello con emazie da cordone, fino alla settimana 32 di età post-concepimento. Obiettivo di questo studio era valutare nei due gruppi la frequenza di retinopatia severa (che può pregiudicare gravemente la vista del bambino), il livello ottimale di HbF per prevenire la retinopatia grave, e l’impatto delle trasfusioni di sangue cordonale sulle altre patologie associate alla prematurità”.

L’analisi intermedia di sicurezza, effettuata sui primi 58 pazienti, dimostra come le trasfusioni di sangue cordonale siano sicure e associate a un minor numero di eventi avversi rispetto a chi veniva trasfuso con sangue dell’adulto.

“Donare sangue (o cordone) – conclude la professoressa Teofili – è un gesto di generosità, di civiltà, di consapevolezza sociale, il vero filo d’Arianna che lega tutti i donatori è proprio questo. Ma di alcune donazioni si parla di più. È stata fatta una bella campagna sulla donazione di cellule staminali da midollo o sangue periferico, anche all’interno delle università. Adesso è arrivato il momento di parlare anche della donazione di cordone. La trasfusione di sangue cordonale può contribuire a divulgare una corretta informazione su questo tipo di donazione. Siamo certi che questa sia la strada giusta da percorrere. Per il bene dei nostri piccoli pazienti”.