Donare il plasma ha un valore etico altissimo, non quantificabile, in quanto, con un semplice gesto disinteressato, è possibile garantire terapie salvavita a migliaia di pazienti che necessitano quotidianamente di farmaci plasmaderivati.
Più prosaicamente, al valore etico si aggiunge un valore economico poiché i servizi sanitari regionali, somministrando farmaci plasmaderivati prodotti in Italia (e quindi senza bisogno di acquisirli sul mercato internazionale) hanno un risparmio che si riflette sui conti pubblici.
Il Centro regionale sangue Emilia – Romagna e Avis hanno realizzato uno studio su questo tema che è stato presentato in un convegno internazionale (tenutosi a Bologna il 22 novembre) dedicato a raccogliere le migliori esperienze italiane ed europee. Alla tavola rotonda hanno partecipato Vincenzo De Angelis (direttore del Cns), Fabio Candura (direttore area plasma e plasmaderivati Cns – Iss), Rino Biguzzi (direttore Centro regionale sangue Emmilia – Romagna), Maurizio Pirazzoli (presidente Avis Emilia – Romagna), Francesco Attanasio (direttore Assistenza farmaceutica regione Toscana), Luis Larrea (presidente Sociedad terapia celular), Matthew Hotchko (presidente marketing Research Bureau), Mauro Dionisio (direttore dell’ufficio Sangue ed emocomponenti della Dg Prevenzione), Francesco Mennini del ministero della Salute).
Secondo i relatori, perseguire l’indipendenza strategica nella raccolta di plasma da donatori volontari italiani per la produzione di farmaci plasmaderivati rappresenta una scelta strategica per il sistema trasfusionale del Paese. La pandemia di Covid-19 e le difficoltà di reperire i plasmaderivati “driver” sul mercato ha evidenziato, una volta di più, come l’autosufficienza presenti ricadute sia di carattere economico, sia di carattere sanitario.
Dal convegno è emerso che l’autosufficienza si può raggiungere incrementando, a livello nazionale, la raccolta del plasma tramite: presenza radicata e capillare delle associazioni e federazioni dei donatori di sangue; radicamento territoriale dei punti di raccolta, nonché le giornate e gli orari di apertura, che devono assecondare le esigenze del donatore; la raccolta deve essere economicamente sostenibile.
Secondo un’analisi dell’Osservatorio malattie rare, nel 2022 in Italia sono raccolti circa 14.2 chilogrammi di plasma per ogni 1.000 abitanti, una quota inferiore a quella che porterebbe all’autosufficienza, che si attesta almeno sui 18 chili. La mancata autosufficienza ha costretto l’Italia a ricorrere al mercato internazionale per acquisire medicinali plasmaderivati. Secondo le stime elaborate dal Centro nazionale sangue, tale spesa si aggira sui 134 milioni per quel che riguarda le immunoglobuline e sui 46 milioni per quel che riguarda l’albumina.
Donare il plasma, quindi, non fa bene soltanto a migliaia di pazienti, ma anche alle casse dello Stato.