La salvezza viene dall’alto grazie al progetto “Sangue a bordo”. Due sacche del gruppo 0 negativo (compatibile con tutti i gruppi sanguigni) entrano a far parte dell’elisoccorso di Parma, insieme a apparecchiature medicali e farmaci che fanno parte della dotazione salvavita degli elicotteri.
L’applicazione del progetto mira soprattutto a intervenire immediatamente in caso di incidenti stradali con pazienti che presentano un’emorragia grave, quando spesso raggiungere il luogo del sinistro, a causa di ingorghi e distanze, può rivelarsi difficoltoso per i normali spostamenti su ruote.
“Il sangue però è un fluido tanto prezioso quanto sensibile e quindi raggiungere questo risultato è stato una procedura complessa – come spiega Adriano Furlan, direttore della centrale operativa 118 Elisoccorso, nelle parole riportate sul sito dell’ospedale Maggiore -. L’utilizzo del sangue a bordo richiede procedure di acquisizione e di conservazione specifiche, ma è fondamentale sul territorio perché ci permette di iniziare subito la trasfusione con i globuli rossi che poi verranno utilizzati anche in ospedale, anziché altri prodotti liquidi, con il mantenimento delle migliori condizioni per il paziente”.
Maurizio Soli, direttore dell’Immunoematologia e trasfusionale dell’azienda ospedaliero universitaria di Parma, aggiunge: “Collocare sangue 0 negativo a bordo dell’elicottero è stato un percorso laborioso che però ci ha dato molta soddisfazione per la grande collaborazione tra tutti coloro che ci hanno lavorato. In particolare i donatori, i colleghi del 118 e i tecnici del trasfusionale che hanno il compito di verificare qualità e sicurezza del sangue. Abbiamo acquisito un contenitore apposito, un box a temperatura controllata, che ci consente di conservare le unità di sangue fino a 72 ore e quindi iniziare a trasfondere i pazienti già sul luogo dell’intervento”.
Il progetto Sangue a bordo ha una base importantissima, quella dei donatori di sangue: “Fondamentale il supporto dei donatori – chiosa Annalisa Volpi responsabile dell’emergenza territoriale – che ci consentono di realizzare quei percorsi organizzativi che puntano a migliorare l’esito dei pazienti, anticipando un trattamento salvavita e portando competenze e opportunità sul territorio. Ancora una volta occorre sottolineare l’importanza del lavoro multidisciplinare e multiprofessionale svolto, unendo territorio e ospedale”.