Una nuova frontiera per il sistema sangue si può aprire grazie all’evolversi delle modalità di lavoro che seguono, a loro volta, l’avanzare della tecnologia. Di questo si è discusso all’hotel Mediterraneo di Roma nel convegno “Telemedicina e la sua applicazione nelle unità di raccolta”.
Organizzato da Avis e Simti, con il supporto di Istituto superiore di sanità, Centro nazionale sangue e Federazione italiana ordini professioni infermieristiche, la tavola rotonda ha sottolineato quanto la pandemia abbia imposto l’introduzione di nuove strategie applicate alla sanità che ora è opportuno potenziare.
In rappresentanza del ministero della Salute sono intervenute le dottoresse Rita Raponi e Grazia Corbello. “Grazie al Pnrr – ha spiegato Corbello – abbiamo a disposizione oltre 15 miliardi di euro non solo per rafforzare le strutture sanitarie del territorio, ma anche per la telemedicina stessa e una più vasta introduzione del fascicolo sanitario elettronico”.
Sulla medicina trasfusionale, la dottoressa che ha ricordato il decreto legge del 27 gennaio 2022 secondo il quale “i medici specializzandi possono prestare, al di fuori dell’orario dedicato alla formazione specialistica, la propria attività volontaria a titolo gratuito e occasionale agli enti e alle associazioni che svolgono attività di raccolta sangue. Lo schema di regolamento attuativo di tale decreto è stato redatto dal ministero della Salute, di concerto con quello dell’Università e della Ricerca e dell’Economia. Questo schema prova a chiarire il rapporto tra la formazione specialistica e la raccolta di sangue svolta in modo gratuito e occasionale ed è stato sottoposto al Consiglio di Stato: ora l’obiettivo è adeguarlo sulla base proprio delle osservazioni pervenute così da chiudere il prima possibile il testo definitivo”.
In che modo la telemedicina può essere di supporto al settore trasfusionale? Il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis, come riportato dal portale Avis.it, ha risposto: “Può supportare le procedure di accertamento di idoneità della donazione. Si pensi alla possibilità di compilare online il questionario, a cui potrebbe far seguito un colloquio da remoto tra medico e donatore. Questo comporterebbe da un lato un miglioramento dell’efficienza nel processo di selezione e dall’altro una riduzione del tempo di attesa del donatore e del percorso di donazione stesso, con conseguente incentivo alla prenotazione delle donazioni”.
Intanto, il Cns sta lavorando alla realizzazione di un software che consenta la compilazione online del questionario. “Con questo strumento – ha sottolineato Samantha Profili – vogliamo aumentare l’efficienza nel processo di selezione del donatore di sangue, attraverso l’ottimizzazione dei tempi e il miglioramento della qualità dei dati anamnestici raccolti”.
Digitalizzazione, dunque, fa rima con ottimizzazione.