Il sangue cordonale rappresenta una risorsa essenziale che spalanca alla ricerca scientifica molteplici possibilità di studio e di impiego. Eppure sono ancora poche le coppie che scelgono di donarlo.
Lo studio è del Centro Nazionale Sangue che sottolinea un trend in rialzo ma con un dato percentuale ancora basso.
Secondo i dati del 2021, sono stati 250.980 i parti avvenuti nelle strutture attrezzate per la raccolta, mentre le donazioni di sangue cordonale sono state 6.277, appena il 2,5% del totale. Si tratta di una lieve ripresa rispetto al 2.1% registrato nel 2020. Numeri comunque in picchiata rispetto ai livelli pre – Covid, nel 2019 le coppie donatrici erano il 3.8%.
I dati vanno rapportati al calo delle natalità che secondo le stime dell’Istat prevedono un ulteriore ribasso dopo il record negativo registrato nel 2021, quando per la prima volta l’indice dei nuovi nati non ha superato le 400mila unità.
Sulla questione è intervenuta Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico sanitaria del Centro Nazionale Sangue. “Il sangue cordonale è una risorsa essenziale che sta rivestendo un numero sempre maggiore di implicazioni cliniche, come quella derivante dall’uso di cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale. Bisogna progettare azioni congiunte di sensibilizzazione con le associazioni sull’importanza di una donazione che non ha perso di rilevanza scientifica ma che anzi continua a contribuire alla delineazione di nuove prospettive terapeutiche”.
Le cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale, come quelle presenti nel midollo osseo e nel sangue periferico, sono progenitrici di tutte le cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Il trapianto di cellule staminali rappresenta quindi una terapia salvavita per la cura di numerose e gravi malattie del sangue congenite e acquisite, immunodeficienze e malattie metaboliche.